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Il tour, svolto domenica sera 26 settembre in occasione dell’iniziativa “Monasteri Aperti Emilia Romagna” presso la chiesa di San Sisto, ha avuto come filo conduttore il potere della luce. I partecipanti hanno potuto prendere parte a una visita emozionale e suggestiva, a lume di candela, che permettesse la visione dei luoghi della chiesa da nuovi e inediti punti di vista.
Dato il successo dell’evento, per permettere la partecipazione anche di coloro che non hanno trovato posti disponibili, la visita si ripeterà domenica 3 ottobre alle ore 21.
Prenotazione obbligatoria all’indirizzo mail o al numero 349.8078276. Evento a pagamento.

La luce prepara all'incontro con il Divino

La luce viene identificata dai cristiani come simbolo della presenza divina ma anche di Dio stesso (io sono la luce del mondo, Gv, 9,12; 9,5), la luce guida il fedele alla scoperta della verità, rischiarando le tenebre che ancora avvolgono il cuore dei fedeli. Dal triportico d’ingresso la fiamma è ancora debole proprio come al tempo dei monaci, agevolando la contemplazione e il raccoglimento. Una volta entrati nel maestoso tempio rinascimentale, un transetto termina su ambo i lati con due tempietti circolari ed è sovrastato da una cupola (simbolo del cielo). I tempietti riportano in scala il modello dell’uomo microcosmo (uomo vitruviano di Leonardo) e sono a tutti gli effetti “mausolei” indipendenti (su modello dei mausolei imperiali costruiti a lato delle basiliche costantiniane nei pressi del transetto), ospitando i corpi di alcuni esponenti di due famiglie illustri (Arcelli e Ferrari). Le decorazioni hanno un ruolo marginale specie quelle a stucco, mentre l’armonia delle proporzioni e la percezione della corretta equidistanza dal centro ne garantiscono un bagliore luccicante modulato e immanente. L’uomo diventa così il fulcro di questo spazio, scorgendo la presenza divina in ogni bagliore.
Nell’appartamento dell’abate due piccole finestrelle consentono di affacciarsi rispettivamente in navata e sopra l’altare del tempietto posto al lato sud dedicato a S. Benedetto. Qui si ha come la sensazione di trovarsi sospesi nel piccolo vano circolare in asse con l’altare maggiore. Un effetto certamente voluto e di forte valenza trascendente.
La cappella dell’abate che viene a ritagliarsi sul fondo a lato della scala coclide e che porta a terra in navata sud, racchiude ed espande la preghiera negli spazi che intercorrono tra le due piccole finestrelle. Scesi in cripta la luce è sopraffatta dalle tenebre, e dove soltanto qualche candela ci ricorda che è lo scrigno dei Santi e del risveglio del Salvatore, scolpito sull’altare a lato della tomba rinvenuta di recente.

Le cripte ricordano come noto i primi luoghi cristiani ovvero le catacombe, ragion per cui è normale percepire una prevalenza delle tenebre della notte.
La scala coclide che collega cripta e campanile offre invece un percorso d’ascesi spirituale di grande intensità emotiva. La salita conduce infatti dal buio delle tombe alla luce della luna che sovrasta la cella campanaria. Proprio in uno degli spazi che si aprono lungo questo percorso si trova la cantoria. Posta ad un livello parecchi metri sopra la zona dell’altare, era molto vicino al quadro di Raffaello, la cui Madre di Dio con il bambino faceva irruzione ogni volta durante la litania continua, generando un movimento di luce e chiarore in tutta la chiesa. Che fosse collocata sopra l’altare maggiore in funzione di pala oppure sulla parte di fondo dell’abside (prima che fosse demolito e allungato nel 1576), la sua presenza alterava gli equilibri spaziali e luminosi, trasformando uno spazio chiuso e calibrato nei rapporti chiaroscurali (il coro e la chiesa più in generale), in una teofania del Divino.
La chiusura è stata molto interessante, permettendo ai visitatori di camminare liberi lungo la navata maggiore ma soprattutto sotto le due cupole a porte chiuse. Si è ripetuta così l’esperienza dei monaci, che ogni tre ore scendevano nel coro per omaggiare Dio e in sensu latu la Madonna Sistina. La gloria dell’Assente è tornata a vivere per un giorno.

Pubblicato il1° ottobre 2021

Nella foto, la scala coclide nell'abbazia di san Sisto che collega cripta e campanile.

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