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Caritas al lavoro nell'Italia dei poveri

Il direttore nazionale Caritas Soddu a Piacenza: la condivisione trasforma la vita quotidiana di un Paese

“Non ci limitiamo a distribuire cibo a chi è bisognoso, ma nutriamo le persone attraverso le relazioni, accompagnandole anche nel loro dolore” - afferma Giuseppe Chiodaroli, direttore della Caritas diocesana, all’apertura del convengo annuale delle Caritas parrocchiali sul tema “Dividere per moltiplicare, dar da mangiare agli affamati”, svoltosi il 10 ottobre al Centro “Il Samaritano” a Piacenza.

“La scelta del titolo del convegno - prosegue Chiodaroli - nasce dalla necessità di non lasciare cadere nel nulla le iniziative avviate dalla Santa Sede, di Caritas Internationalis, della Caritas italiana e diocesana sul tema del cibo nell’ambito di Expo 2015 «Nutrire il pianeta, energie per la vita». A ciò si lega la riflessione della diocesi sulle opere di misericordia come è appunto «dare da mangiare agli affamati»”.
I lavori si sono aperti con un’attenzione agli alluvionati e alla mobilitazione della Caritas che ha coordinato con la diocesi una raccolta fondi e ha promosso gruppi di volontari a fianco alla Protezione civile, sia per la ricerca dei dispersi che nelle operazioni di ripristino e pulizia delle abitazioni. Sono state fatte consegne emergenziali di viveri, abbigliamento e calzature. Dalla delegazione regionale Caritas Emilia Romagna e dalla Caritas Ambrosiana sono stati inviati tre idropulitrici e 15 deumidificatori.


50mila borse viveri

Massimo Magnaschi della Caritas diocesana ha poi illustrato i servizi in diocesi delle Caritas parrocchiali, gruppi vincenziani, gruppi caritativi e altre associazioni in merito all’emergenza povertà alimentare attraverso il dossier 2015 dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse.
“Abbiamo stimato - commenta Magnaschi - intorno a 50mila borse viveri erogate dalla Caritas diocesana. Le iniziative più interessanti realizzate in rete con la società civile e le istituzioni sono i progetti «Piacenza solidale» per la raccolta di cibo fresco nei supermercati e consegnato a mense territoriali; «Da dono nasce dono» e la «Colletta alimentare» per la raccolta del secco; il “Carrello solidale» di Castelsangiovanni, l’«Emporio alimentare» di Borgotaro; il progetto «AGEA» per la distribuzione di cibo proveniente dalla Comunità Europea”. Per arginare il problema alimentare occorre intervenire con un cambiamento concreto sui nostri modi di vivere”.

“Oggi in Italia - aggiunge - oltre 4 milioni di persone sono sotto la soglia della povertà alimentare e sono sostenute nei loro bisogni primari da quasi 15 mila strutture caritative territoriali che attraverso pacchi alimentari o mense offrono aiuto".
“A livello globale - spiega don Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana - a fronte di una popolazione di oltre 7 miliardi di persone, produciamo cibo per 12 miliardi, eppure 842 milioni soffrono ancora la fame. La realizzazione di questo diritto umano fondamentale si scontra con una situazione paradossale di squilibrio globale, le cui cause sono da ricercarsi in scelte politiche dannose e sconsiderate: nei modelli di produzione, nel commercio, nel consumo”.


La carità come scelta

Ci sono due lupi in ognuno di noi: uno è cattivo e vive di odio e gelosia, invidia, risentimenti, falso orgoglio, bugie e egoismo. L’altro è il lupo buono che vive di pace, amore, speranza e generosità, compassione, umiltà e fede. Quale lupo vince? Quello che nutri di più: con questa citazione don Soddu ha richiamato l’attenzione sul fatto che fare o meno del bene è una scelta: “non solo, ma nel caso si scelga la via del bene, non basta fare la carità, come dice il Santo Padre: bisogna farla con misericordia. A questo proposito mi rivolgo alle parrocchie e alla loro azione di assistenza sul territorio, queste funzionano come lievito di fraternità”. In questo contesto si colloca la Caritas, che deve esser capace di porre dei segni di prossimità dove è maggiore il bisogno degli ultimi".
“Per operare in tal senso - prosegue Soddu -, per far sì che emerga il lupo buono, basta partire dall’essenziale. Alla base c’è la condivisione, che, come insegna l’episodio evangelico della moltiplicazione del pane e dei pesci, arricchisce le persone di relazioni e risorse”.

Camilla Quagliaroli

Le esperienze delle Caritas parrocchiali: da Piacenza a Borgotaro e a Castelsangiovanni

La carità in campo: dagli aiuti
alle famiglie al Carrello Solidale

“Per dare da mangiare agli affamati si parte dall’aiuto materiale, ma c’è molto di più - spiega Massimo Magnaschi della Caritas diocesana, introducendo la seconda parte del convegno -. Occorre assisterli nel loro bisogno di sentirsi persone, fino a capire che gli affamati siamo noi volontari, sempre intenti a cercare l’incontro con l’altro”.
Hanno poi portato la loro testimonianza alcune Caritas parrocchiali, il centro di ascolto e l’area emergenze-mondialità-giovani della Caritas diocesana.


SOS poveri


Sorta nel 1971 a Piacenza, la parrocchia di S. Giuseppe Operaio ha da subito mostrato la sua propensione ad assistere le povertà.
“Il primo registro parrocchiale - afferma il testimone Rinaldo Busca - è stato quello dei poveri. Nel tempo sono cambiati i volti che vengono a chiedere aiuto, si presentano più stranieri, ma l’attenzione è rimasta: oggi con le borse settimanali assistiamo circa 15 nuclei familiari”. È intervenuto poi Mario Reboli, della parrocchia di Borgotaro, per illustrare il progetto, sorto ormai tre anni fa, dell’Emporio solidale. “Attualmente registriamo circa 250 utenze settimanali - ha detto Reboli -, il nostro principio è quello di coinvolgere il territorio e le associazioni”.

È stato poi presentato il “Carrello Solidale Onlus” attivato nella parrocchia di Castelsangiovanni.
“Si tratta di un servizio che prevede la raccolta alimentare da supermercati e associazioni, la sistemazione in un magazzino delle merci e la distribuzione settimanale domiciliare dei viveri - spiega Donato Capuano -. Il Carrello, sorto nel 2012, distribuisce circa 60 borse settimanali”.

Ciascuna di queste realtà agisce come “braccio” dei centri di ascolto locali, i quali, specie nei casi in cui sono presenti dei minori, sono in contatto con il Comune. La nota preoccupante registrata di più è sicuramente quella dei volti delle persone, soprattutto anziani, che faticano a dichiarare di avere bisogno di un aiuto.


I servizi della Caritas diocesana

“Il Centro ascolto funziona grazie ad un buon lavoro di rete - spiega Dina Rigolli, responsabile dell’area - tra le realtà intra-ecclesiali (Caritas e San Vincenzo) e quelle extra-ecclesiali (assistenti sociali, SERT, CSM, Croce Rossa). Punto di forza sono le relazioni tra i volontari e soprattutto la presenza di varie generazioni di persone”.
Il centro di ascolto registra però anche diverse problematiche, tra cui l’elevato numero di ingressi e richieste, che rendono faticosa la costruzione di relazioni continuative; la cronicità di certe situazioni: purtroppo si verifica spesso il ritorno di persone che sembravano affrancate dalla povertà.

Tra i punti di forza del servizio di promozione della Caritas c’è quello della Mensa della fraternità in via San Vincenzo. Registra circa 62 accessi giornalieri e il responsabile, Stefano Morelli, coordina i momenti del pasto e il servizio docce.
“Purtroppo è difficile relazionarsi con gli ospiti - spiega Silvia Manini, del servizio civile regionale - in quanto il tempo del pasto è compresso, le persone mangiano in fretta ed escono. Per questo è nato il progetto «Sotto lo stesso sole», che prevede di coinvolgere chi viene in Mensa al di là del momento del pasto, il quale è comunque significativo se consumato insieme, attraverso attività come tornei di carte, cineforum e altro. L’obiettivo è donare agli ospiti richiedendo anche un contributo da loro, risvegliando quelle capacità che spesso si dimenticano di avere”.

È stato presentato dall’operatrice Rita Casalini il progetto di sensibilizzazione dei giovani sui temi e sulle attività della Caritas attraverso laboratori nelle scuole, nei centri estivi e nella sede Caritas di via Giordani. “Attraverso di loro - spiega Casalini - vediamo l’aspetto fantasioso della carità, in un percorso pedagogico che spesso li porta a diventare volontari. L’attenzione al cibo è primaria; ad esempio un’attività proposta è quella della raccolta annuale nelle classi di viveri per la mensa e il centro ascolto”.
“I laboratori - ha spiegato Valentina Porcu del Servizio civile regionale - sono modulati per età e si svolgono nelle scuole primarie e secondarie; prevedono un doppio incontro, formato da un momento di riflessione e uno più partecipativo attraverso attività di gruppo e giochi di ruolo”.

C. Quagl.

Servizio pubblicato sull'edizione di venerdì 16 ottobre 2015

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