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“Riscoprire la forza 
dell’annuncio del Vangelo”

Dal Consiglio pastorale diocesano l’invito a riprogettare l’evangelizzazione e a lavorare
nella Chiesa con uno stile sinodale attraverso un coinvolgimento attivo dei laici

Il Magistero di Papa Francesco e in particolare l’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” hanno aperto nuove strade e nuove prospettive anche nella vita della nostra Chiesa. Proprio per questo anche la nostra diocesi ha pensato, a partire dal nuovo anno 2016/2017, di centrare il suo percorso pastorale sulle parole del Papa e dare vita a un progetto organico affidando la preparazione e la rielaborazione del Programma pastorale diocesano ai Vicariati, alle Unità pastorali e alle parrocchie.
Se in questi anni il Programma si è concentrato maggiormente su un tema (ad esempio la Misericordia), in anni precedenti si è posta l’attenzione su vere e proprie questioni pastorali, come è stato il caso dell’iniziazione cristiana.
Se n’è parlato al Consiglio pastorale diocesano sabato 20 febbraio al Seminario vescovile di Piacenza alla presenza del vescovo mons. Gianni Ambrosio; ha coordinato i lavori la prof.ssa Elena Camminati, presidente di Azione Cattolica.


Il secondo annuncio

A illustrare questo nuovo percorso è stato don Riccardo Lisoni.
“Operativamente - ha detto - la proposta è di realizzare il nuovo Programma pastorale dedicando il prossimo anno, fino a giugno 2017, ad un approfondimento dell’Evangelii Gaudium per arrivare a definire alcune linee di un progetto pluriennale, da tradurre in «parole» che focalizzano un aspetto, anche operativo e che innervino e caratterizzino la pastorale della diocesi, ma con un respiro più ampio e più lungo. Un anno dunque di studio, preghiera, verifica e conversione”.

Per orientare questo percorso - ha detto ancora don Lisoni - potremmo seguire le linee tracciate nella sua riflessione sull’evangelizzazione da fratel Enzo Biemmi, catecheta, già noto al pubblico piacentino. Fratel Biemmi pone l’accento sull’esigenza di sviluppare il secondo annuncio, cioè la riscoperta dell’annuncio del Vangelo da parte di chi lo ha già accolto, ma che ha la necessità per la propria vita di farlo proprio come se fosse la prima volta. Il dare spazio al secondo annuncio orienta tutta la pastorale in una dimensione di evangelizzazione in un momento in cui la diocesi sta ripensando la sua pastorale e la sua struttura organizzativa.


Uno stile sinodale

Fra le opportunità da riscoprire, c’è anche uno stile di lavoro sinodale, come evidenziato al Consiglio dall’intervento del dott. Enrico Corti, già direttore dell’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro.
Lo stile sinodale - ha evidenziato il dott. Corti - che ha caratterizzato il cammino e i lavori del Convegno ecclesiale di Firenze 2015, può rappresentare un nuovo punto di partenza per il percorso delle nostre parrocchie e dei singoli credenti; un percorso non fatto da strategie studiate a tavolino, ma segnate da una disposizione aperta e dinamica a vivere e operare insieme nello spirito di comunione, collaborazione e corresponsabilità.
Questo stile, di cui otto sono i punti fondamentali, se utilizzato nelle nostre comunità, potrebbe dar vita a scelte e prospettive che ci permetterebbero di vivere meglio la vita della nostra Chiesa”.

I primi due punti caratteristici dello stile sinodale mirano a promuovere una forte partecipazione popolare e sottolineano come tutti debbano avere voce all’interno del percorso e delle decisioni comunitarie: “Tutti hanno voce e la voce non è solo una parola, ma la vita di ognuno nella consapevolezza che la Chiesa è sì gerarchica - sottolinea il dott. Corti - ma la piramide è capovolta; il vertice sta sotto e il suo ruolo di sintesi è al servizio”.
Il terzo punto mette in rilievo come in un incontro, un convegno una riunione ecc... sia molto più importante il processo anziché il risultato finale, il quale a volte potrebbe anche essere deludente; proprio per questo nel tragitto ognuno di noi deve mettere da parte le proprie autoreferenzialità (come riporta il punto quattro) e porre il proprio cuore e la propria anima al servizio di Dio, cercando di rendere vivo e non formale il percorso effettuato e riuscendo, anche a volte, a lasciare un segno vivo e concreto nella vita delle persone intervenute.
Infine il quinto, il sesto, il settimo e l’ottavo punto riflettono invece sulla Chiesa locale e universale sottolineando come spesso, per capire l’Universale, serva la verità della piccola comunità e della piccola Chiesa locale, infatti tutto ciò che è contenuto nell’universale può essere vissuto anche nel particolare e nelle nostre vite.
Tutti questi punti prevedono il coinvolgimento dei laici; “proprio per questo - conclude il dott. Corti - devono essere coerenti con la propria vocazione e devono riporre la stessa passione e le stesse energie che mettono nelle cose che li appassionano, anche nella vita della Chiesa. Non dimentichiamo che dodici uomini con Cristo hanno cambiato il mondo”.

Maria Binelli

Nei piccoli paesi le canoniche
saranno affidate alle famiglie

Il progetto di riforma territoriale e pastorale della diocesi è stato presentato
alle parrocchie e alle Unità. A ottobre il voto nel Consiglio pastorale diocesano

(M. B.) Che la difficoltà nella manutenzione e nell’apertura delle chiese, soprattutto nei piccoli paesi di collina e di montagna sia una problematica, è una realtà sempre più attuale. Il forte calo delle vocazioni e di conseguenza la diminuzione del numero dei sacerdoti, ha spinto anche la nostra diocesi a voler coinvolgere maggiormente i laici nella vita delle parrocchie.
Ci sono molte famiglie della città, di grossi paesi e delle stesse comunità che hanno una “fede adulta” e che potrebbero essere incaricate di occuparsi di queste chiese, e se possibile anche di animazione pastorale offrendo anche la possibilità di alloggio.
Inoltre, soprattutto nel periodo estivo, si potrebbero coinvolgere gruppi di famiglie che si rechino in villeggiatura in determinate località di collina e di montagna e che, anche vicendevolmente, si occupino delle parrocchie delle nostre bellissime colline e montagne.
Ma questo è solo uno dei tanti temi riportati all’interno del progetto per la ristrutturazione delle Unità pastorali presentato sabato 20 febbraio ai membri del Consiglio pastorale diocesano.


A ottobre il voto sul progetto

Il documento è stato esaminato nei mesi scorsi dai Vicari territoriali e dai moderatori delle Unità pastorali e ora dovrà essere trasmesso per l’analisi e la discussione nei Consigli pastorali o nelle assemblee parrocchiali e nei Consigli di Unità pastorale.
Le parrocchie faranno pervenire le loro osservazioni alle Unità pastorali, dove si farà una sintesi del lavoro svolto che sarà inviato alla Segreteria pastorale diocesana. Il progetto con le diverse osservazioni sarà votato a ottobre dal Consiglio pastorale diocesano.
Viene suggerito di organizzare anche una riunione di Vicariato per organizzare l’avvio del lavoro chiarendone gli obiettivi e il metodo.


La ristrutturazione sul piano pastorale

Il testo riporta alcune scelte che fin da subito potrebbero aiutare ad apportare dei “tagli benèfici” (così li definisce il progetto):
- programmare in molte comunità la messa domenicale con ritmo mensile e organizzare, nei luoghi in cui non si celebrerà la messa alla domenica, una messa settimanale, ogni tanto preceduta da una visita prolungata alle famiglie, agli anziani e agli ammalati, o almeno una celebrazione della Parola;
- fare la catechesi di iniziazione cristiana nel capoluogo, ma far partecipare i bambini del catechismo alla messa domenicale nelle comunità di residenza, dove si potrebbe anche celebrare la Prima Comunione, mentre la Cresima potrebbe avvenire nel centro dell’Unità pastorale, per sottolineare meglio una comunione che si allarga (il luogo definito potrebbe anche cambiare di anno in anno);
- i battesimi nelle comunità non troppo grandi potrebbero essere celebrati durante la messa per aiutare la famiglia a viverlo dentro la comunità;
- in ogni Unità pastorale potrebbero essere formati dei gruppi di persone che guidino la veglia funebre in casa o in chiesa e potrebbe anche essere istituita una persona che accolga con una breve preghiera il feretro al cimitero quando arriva da un’altra parrocchia dove sono state celebrate le esequie;
- infine, nel Triduo pasquale ogni celebrazione, tranne la processione del Venerdì Santo che non richiede obbligatoriamente la presenza del sacerdote, potrebbe essere unica, magari fatta in diversi luoghi ma con la partecipazione di tutti.


Un geometra per ogni Vicariato

Il progetto contiene grandi novità anche sotto il profilo amministrativo; il documento infatti propone di affidare ai laici l’amministrazione ordinaria delle comunità, ovviamente previo consenso del parroco e l’assunzione di un geometra, per ogni Vicariato, che segua i lavori di manutenzione, di amministrazione e di riforma di tutte le strutture.
Inoltre, la proposta è di creare un Consiglio economico di Unità pastorale, composto da almeno un rappresentante per ogni comunità, per affrontare insieme e condividere problematiche comuni, dubbi e domande a livello economico e anche per fare un resoconto comune, alla fine di ogni anno, dei risultati ottenuti.
In questo modo ogni comunità potrebbe iniziare a conoscere e a diventare corresponsabile delle decisioni prese anche dalle altre comunità.
Giuridicamente parlando invece l’idea è quella di accorpare le piccole parrocchie, senza però perdere la ricchezza della storia di quelle comunità.


Vicariato, una Missione popolare ogni anno

Infine, partendo dall’esperienza delle Missioni popolari Vincenziane, che sono “forme di predicazione straordinarie e periodiche, ma ben organizzate e metodiche e soprattutto realizzate da missionari ben formati e preparati ad affrontare sia le aree rurali che quelle urbane”, nel documento si propone di programmare delle “Piccole missioni” in diversi centri (almeno una in ogni vicariato) per portare a tutti la Parola di Dio, per rinnovare la vita cristiana della comunità e anche per creare équipe di missionari locali che potrebbero dar vita all’interno della diocesi a un metodo pastorale costante di predicazione attraverso la “Missione”.

Articolo pubblicato sull'edizione di venerdì 26 febbraio 2016

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