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Perché andrò a votare

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“I giovani nati nel 1999 voteranno per la prima volta per eleggere le nuove Camere. Quelli nati cent’anni prima, nel 1899, andarono in guerra e molti di loro morirono: non dimentichiamolo”.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel tradizionale messaggio di fine anno, ha voluto unire due generazioni nate a cent’anni di distanza.

Mattarella ha spronato i ragazzi del 1999, maggiorenni e attesi al voto del 4 marzo, ad essere “protagonisti della vita democratica” del nostro Paese.
Per tanti, il monito di Mattarella e il suo riferimento alla Costituzione, è “lettera morta”, altri ne hanno tratto motivi di riflessione.

“M’impegnerò per informarmi soprattutto sui temi, perché si può non apprezzare alcun partito ma bisogna comunque informarsi su quello che succede”, ci dice Filippo, spiegando: “Sento parlare di politica i ragazzi più grandi di qualche anno, mentre tra i coetanei fino a poco tempo fa sentivo solo slogan o frasi come «tutta la politica e i politici fanno schifo», «sono dei ladri, dei disonesti»...”.

La necessità di un’informazione non di parte viene messa in rilievo da Virginia: “Gli adulti purtroppo ci passano messaggi di sfiducia verso le istituzioni, però penso che per cambiare le cose bisognerà almeno informarsi, per poi andare a votare consapevolmente. Mi pongo però il problema delle fonti, non so quanto sono veritiere. Ci sono tanti giornali di parte, mentre io vorrei un po’ d’obiettività”.

Abbiamo sentito anche tre giovani impegnati attivamente su tre fronti diversi.
“Ai miei coetanei poco interessati dico di votare il meno peggio, il partito che dice più cose condivisibili, poi si può criticare e protestare, ma non si può disertare le urne non esprimendosi” dice Alessandro Giordani, classe ‘99, iscritto al Partito Democratico. “Noi giovani siamo nati e cresciuti in un clima di sfiducia che ci impedisce di appassionarci alla politica - spiega - È un momento storico purtroppo contrassegnato da polemiche, scandali, problemi e insulti. Non è facile avvicinarsi alla politica se è fatta così”.
“Cerco di spiegare agli amici il mio punto di vista, offro la mia visione delle cose - dice Mattia Rossi, 21 anni, iscritto al Movimento Giovani Padani della Lega Nord -, riesco magari a convincere su qualche tema, ma è difficile trascinarli a votare e ancora di più a impegnarsi attivamente in politica o almeno a leggere i giornali. Qualcuno ogni tanto cita qualcosa che ha sentito ma sono poco informati, direi che tra i giovani e la politica c’è il deserto”.
Il disinteresse dei giovani per la politica è sottolineato anche da Valentina Barbieri, ventenne attivista del Movimento 5 Stell: “C’è poco interesse: in genere li vedo poco informati, non entrano nelle discussioni. Mi capita di confrontarmi più con gli adulti che con i miei coetanei. Non parlano di politica perché non c’è fiducia: la ragione di questo atteggiamento è semplice, sanno che le classi dirigenti hanno fallito, soprattutto sul tema del lavoro, di conseguenza non c’è passione civica”.

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Pubblicato il 18/1/2018

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