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Il Papa alle religiose: "la Chiesa è donna"

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“Quando si vuole che una consacrata faccia un lavoro di servitù, si svaluta la vita e la dignità di quella donna. La sua vocazione è il servizio: servizio alla Chiesa, ovunque sia. Ma non servitù!”.
A chiarirlo è stato il Papa, che, incontrando giovedì 11 maggio le religiose di tutto il mondo in Aula Paolo VI, ha ribadito che “la Chiesa è femminile; la Chiesa è donna: non è ‘il’ Chiesa, è ‘la’ Chiesa. Ma è una donna sposata con Gesù Cristo, ha il suo Sposo, che è Gesù Cristo. E quando un vescovo è scelto per una diocesi, il vescovo – in nome di Cristo – sposa quella Chiesa particolare. La Chiesa è donna! E la consacrazione di una donna la fa icona proprio della Chiesa e icona della Madonna. E questo noi uomini non possiamo farlo”.

“La donna consacrata – si legge nella trascrizione integrale del discorso, pronunciato a braccio rispondendo alle domande delle religiose – è una icona della Chiesa, è un’icona di Maria. Il prete, il sacerdote, non è icona della Chiesa; non è icona di Maria: è icona degli apostoli, dei discepoli che sono inviati a predicare. Ma non della Chiesa e di Maria”.

“La gerarchia della Chiesa deve parlare di voi, ma prima e nel momento deve parlare con voi!”, ha ammonito il Papa, che ha concluso: “Cosa mancherebbe alla Chiesa se le religiose non esistessero? Mancherebbe Maria nel giorno di Pentecoste. La religiosa è icona della Chiesa e di Maria; e la Chiesa è femminile, sposata da Gesù Cristo”.

“E’ vero che le donne sono escluse dai processi decisionali nella Chiesa: escluse no, ma è molto debole l’inserimento delle donne lì, nei processi decisionali. Dobbiamo andare avanti, con prudenza, ma cercando le soluzioni”. Ha detto anche il Papa.
“Si deve andare oltre – si legge nella trascrizione integrale del discorso – e perché per tanti aspetti dei processi decisionali non è necessaria l’ordinazione”.
Citando la Pastor Bonus, Francesco ha fatto l’esempio del dicastero per i migranti, dove “una donna potrebbe andare. E quando c’è necessità – adesso che i migranti entrano in un dicastero – della giurisdizione, sarà il Prefetto a dare questo permesso. Ma nell’ordinario può andare, nell’esecuzione del processo decisionale”.

“Per me è molto importante l’elaborazione delle decisioni”, ha spiegato il Papa: “Non soltanto l’esecuzione, ma anche l’elaborazione, e cioè che le donne, sia consacrate sia laiche, entrino nella riflessione del processo e nella discussione. Perché la donna guarda la vita con occhi propri e noi uomini non possiamo guardarla così. E’ il modo di vedere un problema, di vedere qualsiasi cosa, in una donna è diverso rispetto a quello che è per l’uomo. Devono essere complementari, e nelle consultazioni è importante che ci siano le donne”.

C’è poi il problema della predicazione nella celebrazione eucaristica: “Non c’è alcun problema che una donna – una religiosa o una laica – faccia la predica in un Liturgia della Parola”, ha affermato Francesco: “Ma nella Celebrazione Eucaristica c’è un problema liturgico-dogmatico, perché la celebrazione è una – la Liturgia della Parola e la Liturgia Eucaristica, è un’unità – e Colui che la presiede è Gesù Cristo. Il sacerdote o il vescovo che presiede lo fa nella persona di Gesù Cristo. E’ una realtà teologico-liturgica. In quella situazione, non essendoci l’ordinazione delle donne, non possono presiedere”.

Testo completo su http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2016/may/documents/papa-francesco_20160512_uisg.html

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