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"Voglio la mamma":
parlo da laico ai laici

Il giornalista Mario Adinolfi ha raccolto i dati su aborto, eutanasia, utero in affitto,
omogenitorialità, fecondazione 
assistita. “È un libro nato come strumento di informazione,
che dà fastidio, perché è un libro preciso e netto”

adinolfi pupo


Se di una cosa va fiero, Mario Adinolfi, è che è riuscito a parlare a tutti. E a far parlare tutti.

Il suo libro “Voglio la mamma”, uscito a marzo con la formula del self-publishing, a dispetto della censura di Facebook - che ne aveva cancellato l’anteprima sul suo profilo - e degli attacchi che accompagnano ogni presentazione, ha aperto un dibattito trasversale sui tre grandi nodi su cui si gioca la vita di ogni persona: il nascere, l’amare, il morire. Nel suo lavoro Adinolfi si è mosso da giornalista, facendo parlare i numeri. Sotto la lente, in un libretto di 120 pagine che sta in una mano, c’è la realtà, “che è semplice - annota - e va riscoperta nella sua semplicità”.
Giovedì 11 settembre toccherà a lui aprire l’edizione della “Grande Festa della Famiglia” dedicata alla speranza. Alle ore 20.45 interverrà in piazza Sant’Antonino alla serata dal titolo “Papà, mamma, figli: la forza della famiglia naturale”. In caso di maltempo, l’incontro si terrà nell’auditorium Sant’Ilario di via Garibaldi 17.

— “Voglio la mamma”: fino a poco tempo fa, un titolo del genere le avrebbe guadagnato l’epiteto di “bamboccione”. Perché questa scelta?
È un titolo che deriva dalla mia esperienza di padre. Il copyright è di Livia e Clara che ogni volta che hanno bisogno davvero di qualcosa, soprattutto per essere consolate di qualche piccolo dolore, dicono: “Voglio la mamma”.
Le mie figlie mi hanno regalato il titolo, che poi è servito a avviare un ragionamento sui temi essenziali che partono tutti dal gesto d’amore di una mamma che dà alla luce un bimbo. “Voglio la mamma” è un libro sulle tre questioni nodali dell’esistenza umana: nascere, amare, morire.

La famiglia è una sola

— Da che circostanza è nata l’idea di scrivere un libro su temi poco politically correct?
Nel marzo 2013, alla fine della mia esperienza di parlamentare del Partito democratico, ho deciso di “emendarmi” da troppo tempo trascorso a occuparmi di questioni forse anche importanti per il circo della politica, ma assolutamente non essenziali per il senso della vita umana.
Posso dire di essere stato guidato nella scrittura da un senso di colpa per non aver fatto abbastanza da politico. Provo a fare qualcosa da intellettuale e, sì, partendo da temi assolutamente politically uncorrect.

— Lei scrive: “Non esistono le famiglie, esiste la famiglia”. Dove sta la differenza?
C’è una retorica laicista che vuol trasformare in famiglia qualsiasi cosa, anche quello che palesemente famiglia non è, utilizzando dunque il plurale per indicare modelli familiari diversi. Io dico che la famiglia è una sola e ha al centro una mamma.

— Si sofferma anche sul tema della paternità e maternità, sostituiti oggi dal termine “genitorialità”. Le parole hanno un peso: cosa c’è dietro questa trasformazione del vocabolario?
È stata inventata quella che Eugene Ionesco avrebbe chiamato una “neolingua”, per rappresentare qualcosa che nella realtà non esiste. La realtà è semplice e va riscoperta e raccontata nella sua semplicità. Se c’è un motivo di vanto che ho per “Voglio la mamma” è che è un libro semplice da leggere. E anche da portare in tasca.

Censurato da Facebook

— Famiglia naturale, no all’aborto e all’utero in affitto, tutela della vita: i soliti “pallini” dei cattolici o, comunque, di chi ha fede?
No, io non propongo mai un ragionamento di tipo religioso. Non ne ho i titoli. Parlo da laico ai laici, cristiani e non, per provare a costruire un ragionamento che parte da argomentazioni logiche e arriva a una selva di dati inconfutabili.
“Voglio la mamma” è il primo libro in cui si possono trovare tutti insieme i dati soprattutto numerici che riguardano aborto, eutanasia, utero in affitto, omogenitorialità, fecondazione assistita, turismo sessuale, transessualità e tanti altri temi. È prima di tutto uno strumento di informazione, affinché si possa cominciare a parlare di questi temi senza approssimazione, ma con precisione e consapevolezza.

— Nell’Occidente paladino della libertà di parola e opinione, il suo libro è stato censurato anche dai social network. Come si spiega tutta questa ostilità?
Ho subito la censura dei social network, che poi però è dovuta rientrare anche grazie a un intervento molto duro del quotidiano Avvenire che a Facebook ha chiesto conto di questa odiosa violazione della libertà di espressione. Allo stesso tempo ho ricevuto insulti e contestazioni a ogni tappa di presentazione.
“Voglio la mamma” è un libro che dà fastidio perché è un libro preciso e netto. Sono nati anche dei circoli sul territorio per sostenere le tesi espresse nel volume. E questo irrita, a qualcuno poi fa proprio paura.

— Nella sua riflessione, si rivolge espressamente ai compagni di partito del Pd. Che reazioni sta raccogliendo?
Ci tengono a precisare che nel 2014 non ho rinnovato la tessera del Pd, ho smesso con la politica attiva e mi considero un libero pensatore di sinistra. Certo rivendico con forza di essere stato tra i fondatori del Partito democratico, candidato alle primarie del 2007 alla segreteria nazionale, membro della direzione e infine parlamentare. Ho aiutato Matteo Renzi nelle primarie nel 2012, quando a sostegno dell’allora sindaco di Firenze si schierarono solo dodici parlamentari su quattrocento; gli altri stavano tutti con un tipo di Piacenza (Bersani, ndr). Poi hanno cambiato idea.
Spero davvero che accada la stessa cosa sui temi affrontati da “Voglio la mamma”. Moltissimi iscritti e militanti del Pd mi ringraziano di averlo scritto. Tanti dirigenti lo temono, anche per via dell’azione dei circoli VLM (“Voglio la mamma” in sigla, ndr) che hanno contribuito a stoppare leggi come il ddl Cirinnà sulle unioni civili e il famigerato ddl Scalfarotto, su cui peraltro tanto lavoro hanno fatto molte altre associazioni a partire dalle “Sentinelle in piedi”.
L’obiettivo di avviare un dibattito su questi temi anche a sinistra, comunque, “Voglio la mamma” lo ha centrato. Ne sono più che soddisfatto.

Barbara Sartori

Articolo pubblicato sull'edizione di mercoledì 10 settembre 2014

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