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Schermo delle mie brame...

Tablet, televisione, smartphone:
dialogo e conflitti ai tempi della Rete

33 2015 FDF Marzotto Balordi Aroldi

Una tv accesa. Davanti allo schermo una mamma, un papà e due ragazzi. È la scena che si ripete quasi ogni sera in molte famiglie italiane. Ed è una scena che avremmo potuto vedere anche 40 o 50 anni fa. Allora però si commentava insieme, si discuteva dei temi trattati nei programmi cult. Oggi la famiglia che abbiamo immaginato sta sì davanti al piccolo schermo, ma probabilmente ogni componente ne ha davanti uno ulteriore, sia quello di un pc, di un tablet o di uno smartphone. E quindi la tv non aggrega più, non si parla più, neppure a cena, neppure alla sera. Se manca il dialogo, il confronto, la reciproca comprensione è sempre più difficile e i conflitti sono dietro l’angolo. Come gestirli? Come gestire inoltre l’uso dei nuovi media?
Questi gli argomenti affrontati nel corso della mattinata di domenica 20 settembre a Palazzo Gotico, dove nell’ambito della Grande Festa della Famiglia due docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - moderati dal direttore della sede piacentina dell’Ateneo, Mauro Balordi - hanno dato il loro contributo in una discussione aperta ormai da anni.

Il conflitto, l’altra faccia del rapporto

“La famiglia è il luogo primo dove si sperimenta la tolleranza rispetto alla diversità, dove si fa esperienza del dono”. La prof.ssa Costanza Marzotto, psicologa, mediatrice familiare, ha sottolineato la centralità dei rapporti familiari, la cui intensità e la cui pervasività li portano ad essere anche luogo di inevitabili scontri e dissidi. Laddove esiste un legame forte il conflitto non può essere evitato; l’esperta ha ricordato però che esso va in ogni modo affrontato, cercando di passare da una situazione di chiusura al dialogo.
Certamente non è semplice, anche perché, come ha spiegato Marzotto, dietro alle ragioni accanite dei “contendenti” spesso si celano paure, pregiudizi, bisogno di riconoscimento e auto-affermazione.
La docente si è addentrata quindi nella definizione dei vari tipi di conflitto, mettendo in luce l’opposizione fra un conflitto distruttivo, che esplode nella rabbia e incrina definitivamente la relazione, e il conflitto latente, preludio di indifferenza e di un allontanamento progressivo. Parlando del rapporto di coppia, la prof. Marzotto ha rimarcato che i coniugi che agiscono nella prima modalità sono insoddisfatti rispetto ad una relazione connotata da grande aggressività; le coppie che invece non affrontano il conflitto sono depresse.
Per imparare a gestire il conflitto e divenire coppie soddisfatte spesso è necessaria la mediazione di un terzo, ruolo che gioca appunto la prof.ssa Marzotto. “Nel nostro rivolgerci ad un’autorità per risolvere la diatriba, però, dovremmo aspettarci ben più di una netta distinzione fra torto o ragione - ha concluso la relatrice -; dovremmo ambire invece ad una soluzione ulteriore, all’indicazione per un’armonia nuova, ad un aiuto per guardare avanti, una modalità che porti ad una nuova organizzazione del futuro”.

I genitori e la sfida delle nuove tecnologie

“I media non sono più uno schermo che si guarda, una radio che si ascolta. Sono un’atmosfera, un ambiente nel quale si è immersi, che ci avvolge e ci penetra da ogni lato [...]. É il nostro ambiente, i media sono un nuovo modo di essere vivi”. Le parole pronunciate dal cardinal Martini nel lontano 1991 sono state il punto di partenza per l’intervento del prof. Piermarco Aroldi, direttore dell’OssCom, centro di ricerca sui media e la comunicazione attivo dal 1994 alla “Cattolica” di Milano. L’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione, come ha sottolineato il relatore, ha impregnato la nostra quotidianità e, dunque, i genitori non possono pensare di eludere il problema. Peraltro il controllo si è fatto ancora più complicato, visto che smartphone, tablet e pc portatili rendono l’accesso alla rete disponibile in qualunque momento, dunque svincolato dal controllo parentale.
Il 90% dei 15-16enni ha un profilo Facebook, mentre l’età del primo accesso ai social media diviene sempre più precoce. Allo stesso modo le ricerche dimostrano che più i ragazzi sono giovani, più inseriscono nel loro profilo dati sensibili; questo evidentemente li espone ai rischi più frequenti della rete, ovvero il cyberbullismo e il sexting. “Nel primo caso - ha spiegato Aroldi - i piccoli vengono presi in giro, vessati, mentre nel secondo c’è uno scambio di immagini a sfondo sessuale, fenomeno che peraltro riguarda in misura importante anche gli adulti”.
Come arginare questi pericoli? “Parlarne, essere mediatori attivi fra i propri figli e la rete perché i giovani sono certamente molto abili nell’utilizzo delle tecnologie, ma mancano di consapevolezza, di capacità di discernimento - ha sottolineato Aroldi -. Ecco dunque che dove le relazioni familiari sono positive i nuovi media diventano possibilità di comunicazione da sfruttare; dove invece c’è già chiusura e isolamento rischiano di far degenerare la situazione, incrinando definitivamente il dialogo”.
“La forma che le nostre famiglie assumono on line - ha concluso il prof. Aroldi - è la stessa forma che hanno le nostre relazioni off line. La forma gliela diamo noi”.
Elisa Bolzoni

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