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Bobbio, un cippo ricorda l’amore tra la città e Pietro Mozzi

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Esattamente a cent’anni dall’inaugurazione del monumento ai caduti di tutte le guerre, fortemente voluto dal Cav Pietro Mozzi (+ 1933), Cancelliere Capo del Tribunale di Piacenza, Bobbio gli ha dedicato, il 18 giugno, a pochi metri di distanza, nei giardini di piazza S.Francesco, un cippo commemorativo.
La cerimonia è stata presentata dalla dott.ssa Marica Draghi, bobbiese doc.
Il drappo tricolore è stato tolto dal sindaco Roberto Pasquali insieme al geom. Vittorio Pasquali (ex sindaco) tenace promotore dell’iniziativa arrivata a concretizzazione grazie al coinvolgimento di Comune, settimanale La Trebbia, svariati collaboratori e finanziatori. Presenti al disvelamento anche il sindaco di Zerba e l’assessore della città di Ybbs, in visita istituzionale da gemellaggio.
I bobbiesi sono intervenuti numerosi dimostrando quanto il bobbiese Pietro Mozzi, vissuto a cavallo del 1800/900, sia entrato, nella sua veste di poeta dialettale, nel tessuto della città e nel cuore dei cittadini. Se i ricordi hanno certamente motivato i meno giovani, sono stati probabilmente musica e canto ad aver richiamato i più giovani, cui già sarà capitato di ascoltare o sorprendersi a canticchiare “o bei mont du me pais”, che, nato da una poesia del festeggiato, è divenuto il canto identificativo di Bobbio. Musicata, infatti, già da tempo dal compianto Maestro don Michele Tosi, è stata ultimamente rivisitata dal Maestro Edo Mazzoni, direttore del Coro Gerberto, che, presente alla cerimonia, ha interpretato l’”inno bobbiese”, suscitando viva commozione.

La poesia, riportata anche sul cippo, è stata declamata in perfetto dialetto bobbiese da Vittorio Pasquali, che, anche nei gesti, ha interpretato il contesto panoramico che in un giro completo consente alla vista di spaziare sui monti che tanto hanno ispirato l’autore.
L’opera del poeta Pietro Mozzi è ampia e varia. Regala quadretti di vita cittadina e famigliare di un’epoca passata, descritta con grande spontaneità, efficacia e colore, come consente la parlata dialettale, quella un tempo “di casa”. Non mancano gustose espressioni di vivace satira e mugugno circa i cambiamenti indotti dai tempi che avanzano cancellando tradizioni e ritmi consolidati, né vecchie leggende come quella del ponte gobbo, o la ballata sulla vita di San Luigi Gonzaga, e tanto altro. Insomma ogni occasione era di spunto e ispirazione al poeta, che trovava modo di esprimere così il suo alto senso civico e l’amore per Bobbio.
Il cippo è costituito da due massi sovrapposti di pietra locale, marmo nero di Piancasale per base e sopra arenaria di cui è costituita la maggior parte dei portali di Bobbio.
L’effigie del poeta, “Battiston” per i conoscenti, realizzata in bronzo dallo scultore Luigi Scaglioni, applicata al cippo, lo reinserisce permanentemente tra la sua gente rendendolo ancor più “amico” dei bobbiesi cui sembra da lì rivolgere il suo personale augurio: “sempar sood, salut, onur, longa vita e tant’amur”.

Luisa Follini

Nella foto, il momento dell'inaugurazione del cippo a ricordo di Pietro Mozzi.

Pubblicato il 21 giugno 2022

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