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Vittorio Sgarbi ha inaugurato a Palazzo Galli la collezione Ghittoni

Sforza Tinelli Sgarbi

«Il 2 dicembre sarà discusso il mio ricorso al Tar contro la chiusura dei musei, per me non motivata perché li considero un servizio essenziale. Penso che vincerò, ma comunque già il 4, con il nuovo Dpcm, dovrebbe essere possibile riaprirli». Così Vittorio Sgarbi - intervenuto a Palazzo Galli all’inaugurazione della collezione Ghittoni, recentemente acquisita dalla Banca di Piacenza, trasmessa in diretta streaming - ha dato più di una speranza che il «vero capolavoro per Piacenza» (come ha definito la contemporanea ostensione  di Ecce Homo e Klimt - il presidente esecutivo dell’Istituto di credito Corrado Sforza Fogliani) possa proseguire dal 4 dicembre con visite in presenza e non virtuali.
Il simbolico taglio del nastro della mostra permanente - allestita in Sala Fioruzzi, adiacente a Sala Panini e formata da 32 dipinti (ritratti, paesaggi, scene di genere) e 1 disegno preparatorio raccolti e conservati in tanti anni da Andrea Tinelli, presente con la figlia Eleonora - è stato il primo delle manifestazioni collaterali dell’evento Ecce Homo. E il capolavoro di Antonello da Messina (da domani esposto a Palazzo Galli) e il Ritratto di signora (sempre da domani alla Galleria Ricci Oddi) sono stati oggetto di diversi accenni da parte sia del prof. Sgarbi che dell’avv. Sforza Fogliani. Il critico d’arte ha ricordato l’articolo scritto a suo tempo su il Giornale che «ha risvegliato l’orgoglio civico di Piacenza e ha portato a fissare finalmente una data per la sua esposizione; il rischio era che aspettando il 2021 finisse a Parma». Il presidente Sforza - nel dare merito a Sgarbi di aver smosso le acque per sboccare il Klimt - ha ricordato come questo fatto abbia fatto venire l’idea alla Banca - grazie alla preziosa collaborazione con l’Opera Pia Alberoni - di «creare appunto un capolavoro nella nostra città esponendo a partire dallo stesso giorno le due opere più importanti per Piacenza, sia dal punto di vista qualitativo, sia da quello del valore economico». Sgarbi dal canto suo, parlando della preziosa tavoletta, ha definito il Cristo di Antonello «molto umano, sembra sia lui a chiedere aiuto dando vita a un’immagine straordinaria».
Venendo al Ghittoni, Sforza Fogliani ha sottolineato come il pittore piacentino abbia assunto un rilievo nazionale grazie a quanto Sgarbi ha scritto su di lui, anche in uno dei suoi ultimi libri, e ha ricordato come l’artista non fosse bravo solo con il pennello ma anche con la penna, rispondendo per le rime a che criticava le sue opere («“scriveva bene”, diceva sempre il prof. Arisi»). La collezione di Tinelli, è stato rimarcato, va a rafforzare la presenza del Ghittoni a Palazzo Galli: due, infatti, gli affreschi dello scalone firmati dal pittore. Sgarbi - curatore della mostra che la Banca gli ha dedicato nel 2016 - ha posto l’accento sulle qualità di paesaggista dell’artista ottocentesco («ma anche novecentesco, perché nato nella seconda metà del 1800») che lo avvicinano a Morandi, mentre «il virtuoso piacentino» nelle sue opere più realistiche «racconta realtà degradate ricordando i quadri malinconici del grande Angelo Morbelli».
Andrea Tinelli (definito dal critico d’arte «persona amabilissima che è stata colta dal desiderio di molti collezionisti di condividere con tutti le opere raccolte») ha ringraziato Sgarbi e la Banca, rammentando che anche il prof. Arisi, nel primo libro che scrisse sul Ghittoni, colse nei suoi rarefatti paesaggi segni di modernità alla Morandi.

Pubblicato il 30 novembre 2020

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