Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Ichino a Cives: «L’Italia più attrattiva dal punto di vista lavorativo»

cives

Pietro Ichino a Cives, il corso dell’Università Cattolica di educazione civica, presenta il suo ultimo libro edito da Rizzoli “L’intelligenza del lavoro, quando sono i lavoratori a scegliersi l’imprenditore”. Il dottor Ichino, giurista, giornalista, professore universitario, dirigente sindacale è stato membro della commissione lavoro della camera dei deputati e si è sempre dedicato allo studio del mondo del lavoro elaborando possibili soluzioni, ecco le sue posizioni.

Domanda ed offerta di lavoro

“Il mercato del lavoro non è soltanto un luogo dove gli imprenditori selezionano i propri dipendenti, ma anche un posto dove le persone possono scegliere l’impresa a loro confacente. Potrebbe apparire un’affermazione paradossale ed utopica, ma se ci guardiamo attorno vediamo molte situazioni in cui sono proprio i lavoratori a decidere dove svolgere la propria attività. Il vero problema è che non tutti hanno questa possibilità e per questo è necessario offrire ad ognuno l’opportunità di concretizzare tale principio, assicurando alle persone le necessarie informazioni, una formazione adeguata e un’efficiente assistenza alla mobilità in ragione della domanda di lavoro esistente. Le imprese, che sono sempre più flessibili a livello globale, tendono a dislocarsi nei luoghi dove possono trovare forza lavoro adeguata alle proprie necessità. A rendere debole la persona nel mercato del lavoro non è tanto lo squilibrio tra domanda ed offerta, quanto piuttosto il difetto di servizi, per questo è essenziale fornire informazioni su dove esistano le opportunità migliori e formare per renderle praticabili. L’effetto di un mercato del lavoro non informato e formato, determina una mancata corrispondenza tra domanda ed offerta”.

I giacimenti occupazionali

“Esistono giacimenti occupazionali indipendenti dagli incentivi statali e anche oggi, nonostante la crisi dovuta al covid-19, tale esigenza permane. La difficoltà che le imprese denunciano è quella di reperire lavoratori e non solo per le professioni qualificate, ci sono settori che proprio in questo periodo hanno visto aumentare il loro fatturato e manifestano l’incapacità di trovare risorse umane. Oggi è possibile conoscere in tempo reale il fabbisogno occupazionale prevedibile settore per settore, azienda per azienda, ma è necessaria una formazione professionale efficace e permanente che dia accesso alla domanda di lavoro esistente, questo diritto, sopratutto nellera delleconomia digitale e globalizzata, deve diventare comune a tutti i lavoratori presenti e futuri. Per questo motivo occorre un monitoraggio approfondito tra formazione impartita e sbocchi occupazionali effettivi, realizzabile attraverso l’istituzione di un’anagrafe della formazione professionale, indispensabile per l’orientamento, che consenta di fornire agli utenti indicazioni attendibili sui percorsi che daranno occupazione. Nel nostro paese esistono servizi di orientamento professionale, però non vengono erogati in modo capillare come in altri stati dove raggiungono non solo chi è già inserito nel mondo del lavoro, ma anche ogni adolescente all’uscita dei percorsi scolastici, tracciando le sue aspirazioni e capacità, indicando le strade percorribili con realistiche probabilità di poter svolgere il lavoro desiderato. In Italia purtroppo si privilegia maggiormente l’interesse degli addetti alla preparazione più che rispondere alla domanda di formazione. Si spendono fiumi di denaro spesso malamente e distribuiti in modo clientelare, secondo criteri di lottizzazione politica”.

Quando a scegliere l’imprenditore è la collettività 

“La globalizzazione consente alle imprese di mettere in concorrenza tra loro i lavoratori di tutto il mondo, ma nel contempo una collettività di lavoratori che vuole valorizzare il proprio territorio può ricercare l’impresa che meglio corrisponde alle proprie esigenze e alla propria formazione professionale. Si apre un nuovo ruolo del sindacato che dovrebbe guidare i lavoratori in questa ricerca, accompagnandoli a valutare i piani industriali degli imprenditori e a negoziare la scommessa comune. Questa può rappresentare la speranza di riscatto economico sopratutto per il nostro mezzogiorno, spalancando il paese al meglio dell’imprenditoria. Purtroppo in Italia si è sempre stati ostili alle multinazionali che in sè non sono né buone nè cattive, ma è necessario sapere esaminare la loro affidabilità sul piano etico, della trasparenza, della solidità finanziaria e dell’affidabilità tecnica. Prendersi il meglio della globalizzazione significa mettere in concorrenza gli imprenditori sul lato dell’offerta di lavoro, la difesa dell’italianità delle imprese rappresenta un grave errore e dobbiamo entrare nell’ordine d’idee che più piani industriali affluiscono nel nostro paese, più si rafforza la possibilità dei lavoratori di scegliere. Promuovere sul territorio la possibilità d’insediamento di una pluralità di aziende in concorrenza tra loro, significa aumentare la possibilità di scelta. È necessario rendere l’Italia maggiormente attrattiva dal punto di vista lavorativo”.

Stefania Micheli

Ascolta l'audio   

Pubblicato il 24 novembre 2020

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente