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Economia locale, il 2019 è stato a due facce per l’occupazione

 operai

Il rapporto previsionale di ottobre 2019 elaborato da Prometeia prospetta per l'Emilia-Romagna una crescita del PIL per il 2019 pari allo 0,5% e una parziale ripresa nel 2020 (+1,1%). Nonostante il rallentamento, l’Emilia-Romagna si prospetta al vertice delle regioni italiane per capacità di crescita nel 2019 e lo sarà anche nel 2020, insieme al Veneto, ma staccando più nettamente la Lombardia. La crescita dei consumi, già bassa, rallenterà solo lievemente nel 2019 (+0,7%), per riprendersi nel 2020, con una crescita dell’1,1%, in linea con quella del PIL. Gli investimenti fissi lordi trainano la crescita della domanda interna nonostante il rallentamento del ciclo, ma nel 2019 la crescita rallenterà bruscamente (+2,9%) e la fase di incertezza ne conterrà la dinamica al 2,6% nel 2020. La dinamica delle esportazioni regionali, nonostante la debole crescita del commercio mondiale, resta sostenuta nel 2019 (+5,0%). La tendenza positiva dovrebbe risultare più contenuta nel 2020, con un aumento di solo l’1,8% delle vendite all’estero. Per quanto riguarda i settori, nel 2019 la crescita si riduce sensibilmente nel settore industriale, in misura più contenuta nei servizi, mentre accelera nelle costruzioni. In dettaglio, la crescita del valore aggiunto reale prodotto dall’industria si ridurrà sensibilmente nel 2019 (+0,3%). La tendenza positiva sarà prontamente ripresa nel 2020 (+1,7%). Il valore aggiunto delle costruzioni nel 2019 dovrebbe registrare una crescita sensibilmente più sostenuta e pari al 3,9%. Nel 2020 la nuova tendenza positiva proseguirà solo più contenuta (+2,9%). Infine, la dinamica del valore aggiunto del settore dei servizi subirà un ampio rallentamento nel 2019, quando scenderà allo 0,3%. La tendenza positiva dovrebbe però proseguire nel 2020 (+0,8%).
Secondo il rapporto previsionale di ottobre 2019 elaborato da Prometeia, le forze lavoro cresceranno nel 2019 (+1,3%), molto meno nel 2020 (+0,2%). Il tasso di attività, calcolato come quota sulla popolazione presente totale, si porterà al 48,7% nel 2019 e si manterrà a questo livello anche nel 2020. Il tasso di occupazione raggiungerà il 46,1% nel 2019 e dovrebbe giungere al 46,3% nel 2020. Il tasso di disoccupazione, che era pari al 2,8% nel 2007 ed era salito all’8,4% nel 2013, nel 2019 si attesterà al 5,2% e al 5,0% nel 2020.

Unioncamere Emilia-Romagna ha diffuso i dati sulla natalità e mortalità delle imprese nella regione Emilia-Romagna con riferimento al terzo trimestre 2019, elaborando i dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio della regione. Le imprese registrate in Emilia-Romagna sono risultate 453.296 a fine settembre, 613 in più (+0,1%) rispetto al termine del secondo trimestre. Nel trimestre, le iscrizioni (4.895) sono lievemente aumentate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le cessazioni (4.315) sono rimaste sostanzialmente invariate rispetto allo stesso trimestre del 2018. Le imprese attive a fine settembre erano 401.637, ovvero 2.875 in meno (-0,7 %) rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. La perdita subita dalla base imprenditoriale regionale è quasi raddoppiata rispetto a quella riferita allo stesso trimestre dello scorso anno (-1.580 unità, - 0,4%). La tendenza alla riduzione delle imprese attive anche nel terzo trimestre dell’anno prosegue ininterrotta dal 2012. La base imprenditoriale regionale si è ridotta in tutti macro settori, più rapidamente in agricoltura, in misura più contenuta nell’industria e nelle costruzioni e solo lievemente nell’aggregato dei servizi. In dettaglio, nell’insieme del commercio all'ingrosso e al dettaglio e della riparazione di autoveicoli e motocicli accelera sensibilmente l’ampia flessione delle imprese (-1.689 unità, -1,9%). La base imprenditoriale dell’agricoltura, silvicoltura e pesca si riduce di 1.184 unità (-2,2%). Nell’industria lasciano 589 imprese con un’accelerazione della tendenza negativa che giunge a -1,3%. Le imprese delle costruzioni perdono 555 unità (-0,8%). Un ulteriore segno negativo è dato dall’abbandono di 304 imprese del settore del trasporto e magazzinaggio (-2,2%). Segnali positivi vengono solo dagli altri settori dei servizi, i principali giungono dalle imprese dell’immobiliare (229 unità, +0,9%), quindi dalle attività professionali, scientifiche e tecniche (+242 unità, +1,5%) e infine dall’aggregato del noleggio, delle agenzie di viaggio e dei servizi di supporto alle imprese (+228 unità, +1,9%). Spicca la rapidità della crescita delle attive dell’istruzione (+3,6%) e della sanità e assistenza sociale (+3,2%), ambiti nei quali lo stato del settore pubblico ha lasciato ampi spazi all’imprenditoria privata. Per quanto riguarda la forma giuridica, la riduzione della base imprenditoriale è stata determinata dall’andamento negativo delle ditte individuali (-3.267 unità, -1,4%) e dalla riduzione più rapida delle società di persone (-2.147 unità, -2,8%) risultata la più ampia degli ultimi dieci anni. Queste ultime risentono in negativo dell’attrattività della normativa sulle società a responsabilità limitata, che sostiene invece il forte aumento tendenziale delle società di capitale (+2.697 unità, +3,0%).

IL QUADRO ECONOMICO LOCALE

Le imprese registrate nella provincia di Piacenza al 30 giugno 2019 sono 29.167, di cui 26.087 risultano attive. La movimentazione anagrafica del primo semestre dell’anno rileva 843 nuove iscrizioni, mentre le imprese cessate sono 1.100 e il saldo che ne consegue risulta negativo per 257 unità. Se si considerano le cessazioni esclusivamente “congiunturali” e quindi si escludono dal conteggio le chiusure disposte con provvedimenti d’ufficio, lo scarto negativo si riduce a 216 unità. Lo stock delle imprese registrate al 30 giugno 2019 risulta diminuito rispetto alla consistenza rilevata nel corrispondente periodo del 2018. Le contrazioni più significative fanno capo ai settori dell’agricoltura (-129 unità), del commercio (-109) e delle costruzioni (-48). Riscontrano un lieve calo anche le imprese del settore dei trasporti e magazzinaggio (-15) e del comparto manifatturiero (-14). Segnali positivi, invece, per i servizi di alloggio e ristorazione e per il noleggio e servizi alle imprese (+19). Per quanto riguarda la forma giuridica delle imprese, i dati evidenziano un andamento positivo per le società di capitale (+0,88%), mentre sono risultate in flessione le imprese individuali ( -1,28%) e le società di persone (-1,11%).
Prendendo in esame alcuni elementi connotativi delle imprese che hanno sede nel territorio provinciale, possiamo ricavare un’immagine più dettagliata del tessuto economico locale. Si rileva un nuovo calo del numero delle imprese artigiane, che contano 8.027 unità e costituiscono il 27,5% sul totale delle imprese registrate. Risultano ancora in crescita le attività gestite da imprenditori stranieri. Il nucleo delle imprese straniere è costituito da 3.425 realtà aziendali e rappresenta una quota pari all’11,7% dell’intero sistema imprenditoriale piacentino. Le imprese femminili che operano nella nostra provincia si attestano a 6.274 e rappresentano il 21,5% rispetto alla totalità delle imprese registrate. Le imprese giovanili, pari a 1.961, costituiscono il 6,7% sul totale delle imprese registrate.
Il rapporto congiunturale della Regione Emilia-Romagna di ottobre analizza i dati sul lavoro nella Regione, provincia per provincia. Con riferimento a Piacenza, emerge che dopo la crescita di 1502 posizioni di lavoro nel primo trimestre 2019, nel secondo trimestre si rileva una frenata con un saldo di sole 66 nuove posizioni. E’ interessante invece il movimento che riguarda i giovani: nel 2018 sono stati 1980 i contratti di apprendistato rispetto ai 1598 dell’anno precedente; gli avviamenti di giovani tra i 15 e i 24 anni sono stati, sempre nel 2018, 12.096, in salita rispetto al 2017 (11.412).

Pubblicato il 19 gennaio 2020

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