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Viaggi d’estate: la Rocca d’Olgisio

RoccaOlgisio

Risalendo la Val Tidone da Borgonovo verso Pianello, diviene presto evidente sull’orizzonte la massa imponente e caratteristica dal mastio di rocca d’Olgisio, la più antica fortezza del Piacentino.
Il castello si erge su uno sperone di roccia arenaria e domina i corsi del Tidone e del Chiarone.
Il formidabile fortilizio, già protetto dalle scarpate, è reso inespugnabile da 6 cinta di mura e da un fossato interno con ponte levatoio.

La leggenda vuole che il fondatore del castello, nel VI secolo, sia stato Giovannato Miles, padre delle sante Liberata e Faustina.
Si narra che le due sorelle, in contrasto con il padre, fuggirono rocambolescamente dalla fortezza, sfruttando un passaggio segreto sotterraneo che, diramandosi dal pozzo dell’acqua tuttora esistente, sbucava a grande distanza dalle mura.
Il pozzo, profondo una cinquantina di metri, è al centro di altre storie e leggende, tanto da guadagnarsi il nome di “pozzo del diavolo”.

I primi documenti scritti a menzionare chiaramente la rocca risalgono al 1037 e attestano la cessione della fortezza ai monaci di San Savino.
Nel 1378 il feudo passò da Gian Galeazzo Visconti al cavaliere Jacopo Dal Verme, che mantenne il possesso sulla fortezza, quasi senza interruzioni, fino alla metà del 1800.
Nel 1500, quando il ducato di Milano fu invaso dalle truppe francesi, i Dal Verme rifiutarono di riconoscere la sovranità del Re di Francia sulla rocca e furono cinti d’assedio.
Duemila fanti ed un centinaio di cavalieri al comando di Galeazzo Sanseverino furono impegnati nell’attacco, insieme ad un consistente numero di pezzi d’artiglieria che furono faticosamente issati sulla montagna grazie all’opera di 300 scalpellini che scavarono una nuova via d’accesso nella roccia.

Il lato est fu duramente colpito e le tracce del bombardamento sono ancora visibili.
Secondo i cronisti, in otto giorni furono sparati 1160 colpi di cannone (un’enormità per l’epoca, considerato anche che i cannoni erano di lentissima ricarica e avevano una vita utile ridotta), ma con l’unico risultato di abbattere parzialmente un torrione.

La rocca resistette magnificamente e si dice che i suoi magazzini potessero sostenere un assedio di 10 anni, ma alcuni traditori vanificarono la resistenza aprendo le porte ai francesi.

In seguito, l’autorità imperiale venne ripristinata e i Dal Verme ritornarono, fino all’estinzione della loro linea dinastica.
I passaggi di proprietà successivi, purtroppo, spogliarono la fortezza dei suoi originali arredi.

Durante la seconda guerra mondiale, rocca d’Olgisio fu sede di comando della seconda Divisione Partigiana e subì due attacchi tedeschi.
Entrambi gli assalti furono contrastati dal leggendario Giovanni Lazzetti, partigiano conosciuto in zona come “Ballonaio”, e dai suoi uomini.
Il primo assalto fu respinto, mentre il secondo costrinse i partigiani alla ritirata e lasciò alcune parti del castello distrutte.

Dal 1979, il complesso è di proprietà della famiglia Bengalli, che con notevoli sforzi, un continuo impegno e un attento restauro è riuscita a salvare questa orgogliosa fortezza, riassunta dal suo motto, inciso nella pietra: “Arx Impavida”.

La fortezza è visitabile e fa parte del circuito dei castelli del Ducato di Parma e Piacenza.
Info: www.roccadolgisio.it.

Gabriele Molinelli

Pubblicato il 24 agosto 2019

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