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L’opera teologica di Perotti in Nostra Signora di Lourdes


Lo storico Stefano Pronti e il parroco don Paolo Camminati hanno presentato le opere dell’artista piacentino che arredano la chiesa

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È stata una serata all’insegna dell’arte e della fede quella organizzata dalla parrocchia di Nostra Signora di Lourdes a Piacenza in occasione delle celebrazioni della festa patronale, evento che ha dato anche l’opportunità di ricordare, a poco più di un anno di distanza dalla sua morte, l’artista Paolo Perotti, di cui la chiesa conserva un gran numero di opere.
Con la guida dello storico dell’arte Stefano Pronti si sono potute ammirare sotto una luce diversa (anche grazie al nuovo impianto di illuminazione inaugurato nella stessa serata) le sculture dell’artista piacentino, dall’imponente Crocifisso che domina dall’alto la chiesa, alle grandi tavole di rovere che svolgono la funzione di Via Crucis, anche se in un modo che si distacca dalla tradizionale iconografia cristiana, interpretandola in un modo del tutto personale. 

Passando in rassegna tutte le opere presenti in chiesa, oltre al Crocifisso e alla Via Crucis di Perotti sono anche l’altare, l’ambone, i bassorilievi dei confessionali, della statua della Madonna di Lourdes e del fonte battesimale, lo storico dell’arte ha potuto presentare le caratteristiche dello scultore piacentino che qui ha operato solamente con il legno di rovere.
Dopo un inizio di carriera in cui aveva utilizzato il marmo e la pietra, ma sempre sfruttandone la massa, il corpo intero, la porosità, mai levigandolo, negli anni Settanta, dopo aver acquistato alcuni enormi tronchi di rovere estratti dal Po, sceglie il legno per le sue opere successive.


Quando inizia le opere di Nostra Signora di Lourdes, Paolo Perotti ha già raggiunto la maturità artistica.
È stato infatti l’artista che più ha operato nelle chiese piacentine all’indomani del Concilio Vaticano II, i cui documenti diedero nuove indicazioni per l’arredo liturgico, a cominciare dall’altare che doveva essere rivolto verso l’assemblea.
A suo agio negli ambienti liturgici grazie alla sua fede e alla sua esperienza, Perotti ha potuto esprimere la sua interiorità e nella chiesa di via Damiani proprio con il legno di rovere ha espresso una figurazione narrativa matura, con le immagini scultoree perfezionate, ma in modo contenuto.
Un esempio è dato dal Crocifisso, “il capolavoro di Paolo Perotti - afferma Pronti –, che porta a maturazione uno struggimento molto ortodosso, molto umano che lui sentiva. Il Crocifisso non deve essere sofferente, non deve essere martoriato e con il capo reclinato, ma quell’Uomo che ha sfidato la sofferenza estrema che è poi anche risorto e tornato a parlare dalla croce”.
In contrasto con l’icona medievale del Crocifisso ieratico e irraggiungibile, Perotti gli ha tolto l’immobilità, gli ha flesso le gambe, gli ha aperto le braccia, e soprattutto guarda chi lo guarda: “Passaggio fondamentale dello scultore - prosegue Pronti - è fare un Cristo vivente, non morente, e parlante con un’assemblea”.
Il ciclo totale che Paolo Perotti ha realizzato in Nostra Signora di Lourdes “ci appartiene perché è in un linguaggio adeguato con riferimenti precisi, apparentemente semplici ma intensi. A lui dobbiamo una continuazione di una iconografia cristiana molto corretta, molto legata ai testi e molto attuale”, ha concluso Pronti.


Proprio al legame tra Scritture e sculture di Perotti ha fatto riferimento l’intervento conclusivo del parroco don Paolo Camminati, che ha presentato una rapida ma profonda analisi del contenuto teologico delle opere, a sottolineare la preparazione dell’autore sul piano tecnico-artistico, ma anche sul piano della conoscenza dei testi sacri.
Una particolare attenzione è stata rivolta alle grandi tavole composte da tre scene ciascuna che rappresentano una Via Crucis atipica, perché non contiene quegli episodi legati alla tradizione, come le cadute di Gesù e la Veronica, non presenti nei Vangeli: “In tutte le scene c’è una fedeltà ai testi esemplare - dice don Paolo - fedeltà che diventa evidentissima nell’ultimo pannello della Resurrezione, con la presenza dei personaggi del Vangelo di Luca come l’angelo e le donne che portano gli olii, e l’intuizione del mostrare il sepolcro vuoto”.
Non si dica più allora che in N.S. di Lourdes non c’è nulla, ha concluso don Paolo, “perché qui è presente una vera e propria opera teologica”.

Anna Valentini

Pubblicato l'11 febbraio 2019

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