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«Il Concilio non è solo un fatto storico, deve diventare stile»

incontro concilio Carmelo di Piacenza

Da sinistra, mons Celso Dosi, direttore della Scuola diocesana di formazione teologica,
il teologo vincenziano padre Nicola Albanesi, superiore del Collegio Alberoni,
le carmelitane suor Maria Agnese e suor Antonella Teresa Sincletica e la professoressa Silvia Manzi.

«Lettori, commentatori, cantori... Ma il prete allora che ci sta a fare?». Basta questo passaggio di una lettera al Nuovo Giornale degli anni Sessanta, per cogliere la portata epocale della riforma liturgica introdotta dal Concilio Vaticano II. La messa in italiano è la punta dell’iceberg di una “rivoluzione” nel dialogo tra la Chiesa e la contemporaneità che ha, da subito, chiamato in gioco anche la diocesi di Piacenza. Se n’è parlato alla chiesa del Carmelo di via Spinazzi all’incontro “Gli anni del Concilio a Piacenza”, secondo del ciclo “Il sogno del Concilio. A 60 anni dal Vaticano II” promosso da Ufficio catechistico e Ufficio scuola della diocesi, Scuola di formazione teologica, Collegio Alberoni e settimanale Il Nuovo Giornale.

don maloberti davide

Don Davide Maloberti, direttore de Il Nuovo Giornale, introduce l'incontro dedicato al Concilio a Piacenza.

La prima concelebrazione in San Lazzaro nel 1964

Grazie al vescovo Umberto Malchiodi, la ricezione del Concilio in diocesi è iniziata subito spedita. È una Chiesa in fermento, quella descritta dalla professoressa Silvia Manzi, autrice, per la Nuova Editrice Berti, del libro “Gli anni del Concilio a Piacenza”. Sfogliando fotografie, documenti dell’archivio vescovile ed articoli apparsi sul nostro settimanale e sul quotidiano Libertà, ha tratteggiato anche l’atmosfera che si respirava in quegli anni, tra entusiasti e scettici, tanto nel clero quanto tra i fedeli. Tra i fermi sostenitori c’è anzitutto Malchiodi, che il 28 settembre 1964 presiede la prima concelebrazione nella storia della diocesi, alla chiesa di San Lazzaro. Con l’arcivescovo celebrano otto sacerdoti, attorno ad un altare coperto di bianco, rivolto verso i fedeli: per la prima volta, clero e laici vivono insieme, faccia a faccia, la liturgia. “Girare gli altari, abbattere le barriere tra clero e fedeli – ha evidenziato la professoressa Manzi – significa erigere le fondamenta di quella teologia del laicato che segna la Chiesa nei decenni successivi”. Dato l’alto numero di adesioni, la Consulta diocesana per l’apostolato dei laici è suddivisa in due rami: siamo sempre nel 1964. Si moltiplicano gli incontri di preghiera, i gruppi di lettura della Bibbia. Già nel 1963 il Piccolo Sinodo diocesano aveva riunito i sacerdoti per studiare i documenti conciliari. Del 1965 è il Congresso eucaristico diocesano.

“Il laicato passa da oggetto a soggetto – sottolinea la studiosa – indirizzando la sua azione, per usare l’espressione di papa Francesco, «quasi alla fine del mondo». La Chiesa piacentina prende coscienza della propria cattolicità nel senso etimologico di universalità”. Di qui l’operazione Kisinga nel 1962 promossa da Azione Cattolica a favore del Tanganika, la partenza dei preti diocesani fidei donum verso il Brasile. Mons. Malchiodi guarda anche ai presbiteri, ai loro bisogni: le risposte di circa 500 sacerdoti al questionario che aveva inviato per capire come veniva vissuto il Concilio - è il 1966 - fanno trapelare la sete di “guardarsi negli occhi e dirsi le cose che urgono dentro”, oltre che di una stretta collaborazione tra sacerdoti e Vescovo.
Dopo Malchiodi, i successori Manfredini e Mazza continueranno a tener viva la preoccupazione per la ricezione del Concilio. Tante iniziative avviate allora sono ancora vive e presenti: l’Istituto La Casa, la Scuola di teologia per laici, il Ceis (ora associazione La Ricerca), Africa Mission, la Consulta dei giovani...

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La professoressa Manzi durante il suo intervento.

La vivacità del Concilio in monastero

Suor Maria Agnese del Preziosissimo Sangue, al secolo Maria Luisa Castignola, piacentina di Pontedellolio, nel giugno del 1964 faceva il suo ingresso nella comunità delle carmelitane di Piacenza. “Temevo – ha confidato intervenendo all’incontro – che mi sarei persa il fermento in arrivo da Roma, quel senso di attesa che dall’11 ottobre 1962, giorno dell’apertura dei lavori dell’assise, avevo respirato nella nostra Chiesa. Invece ho trovato una comunità con una grande passione ecclesiale, che seguiva gli aggiornamenti attraverso l’Osservatore Romano e la Radio Vaticana. Gli stessi vescovi Malchiodi e Ghizzoni venivano spesso a farci visita, illustrandoci le novità”.

Capitolo forse meno noto ai più, il Concilio ha infatti cambiato anche la vita claustrale. Al monastero di Piacenza tre gli obiettivi che le monache si erano poste, così riassunti da suor Agnese: “Riportare al centro la Parola di Dio, andare all’essenza del nostro carisma, passare dall'essere comunità di osservanza a comunità di comunione”. La formazione richiesta dalla riforma liturgica le coinvolge, con la guida di don Domenico Ponzini. Ogni settimana, si propone la Lectio comunitaria con il confronto sulla Parola. Nello scambio con i superiori carmelitani, cresce la consapevolezza che si è “eremite insieme”, valorizzando dialogo e relazioni, trasformando l’autorità in servizio e l’obbedienza cieca in responsabilità personale. Rispetto al mondo esterno, il grande cambiamento è il passaggio dall'accento sulla “clausura” a quello sulla “vita contemplativa”. Non solo un cambiamento lessicale, ma il segnale di una chiamata alla testimonianza, dal monastero, ad una “visibilità” che, come primo passaggio, ha portato ad eliminare l’usanza del velo sul viso quando si colloquiava con i visitatori. Ma suor Agnese non è solo portatrice di una pagina di storia nella sua riflessione: “Bisogna tenere alta la vigilanza - ha esortato - perché continui il processo, nella strada di una fedeltà creativa al nostro carisma”.

suor Maria Agnese Carmelo Piacenza

L'intervento di suor Maria Agnese del Preziosissimo Sangue, che fece il suo ingresso al Carmelo nel 1964.

Camminare sul crinale

Una sollecitazione ripresa e rilanciata da suor Antonella Teresa Sincletica della Carità di Cristo, classe 1984, borgonovese, una laurea in Economia, al Carmelo dal 2014: “La sfida è continuare a ridefinire la vita contemplativa in un mondo che cambia, perché il Concilio sia uno stile, un messaggio per l’oggi”. In questo rapporto con il mondo, si inseriscono anche i nuovi linguaggi del web, che vedono le sorelle del Carmelo presenti ed attive. Oltre al profilo aperto in Rete, hanno attivato un gruppo WhatsApp con oltre cento contatti per condividere la preghiera delle Lodi e dei Vespri.

“L’unico modo di fiorire, è camminare sul crinale - ha sottolineato suor Antonella, citando una metafora dell’economista Luigino Bruni -. Si rischia di precipitare, ma solo lì si sfiora il Cielo. A fronte di un sempre maggior numero di persone, soprattutto giovani, che ignora la nostra esistenza, stare sul crinale significa trovare nuovi modi per dirsi. Che immagine vogliamo dare di noi stesse? Noi siamo una fraternità orante, semplice, la nostra vita quotidiana è fondata sull’ascolto della Parola di Dio, quella Parola che Dio scrive nella storia di ogni giorno. È quel che proviamo a comunicare anche con i nuovi mezzi”.

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Suor Antonella Teresa Sincletica, al Carmelo dal 2014, durante il suo intervento.

I prossimi appuntamenti

Il prossimo appuntamento della rassegna sui sessant'anni del Concilio sarà giovedì 16 febbraio alle ore 21 al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza sul tema “Le strade aperte dal Concilio Vaticano II”. Ne parleranno padre Nicola Albanesi, docente di Teologia e superiore del Collegio Alberoni, e mons. Saverio Xeres, storico della Chiesa.
Infine, giovedì 23 febbraio alle 21, sempre al Seminario vescovile, spazio alle testimonianze di “Laici in cammino nel solco del Concilio” proposte da Giuliana Masera, Massimo Seccaspina, Sandro Spezia, Matteo Venturi. Inoltre mons. Celso Dosi, preside della Scuola diocesana di formazione teologica, a partire dal tema “Dal Concilio alla ‘Christifideles laici’: la Chiesa in cammino”, presenterà in breve il Magistero sui laici degli ultimi decenni.

Barbara Sartori

Pubblicato il 10 febbraio 2023

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