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Prostitute? Chiamiamole schiave

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I loro nomi sono A’isha, Irina e Cristina, ma poco importa se sono reali o meno, potrebbero anche essere Mandina, Sharon o Anica. Sono le donne costrette a prostituirsi, le schiave della tratta a fini sessuali che popolano le strade italiane, anche quelle piacentine.
Donne arrivate in Italia da Paesi differenti, con le storie più disparate ma accomunate da un unico orrendo destino.

È per loro la campagna di sensibilizzazione “Questo è il mio corpo” sul tema della tratta ai fini di prostituzione.
Promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e supportata da “Liberazione e Speranza Onlus”, “Sindacato Emigrati Immigrati” e associazione “Amici di Lazzaro”, la campagna si propone di combattere la tratta non solo sui marciapiedi delle periferie, ma anche nelle aule del Parlamento Italiano e richiama i cittadini a firmare la petizione e gli enti locali e le associazioni a sostenere e sensibilizzare i territori per dire stop alla tratta degli esseri umani.

“Non è vero che io non posso fare niente: ognuno può fare qualcosa. Insieme possiamo cambiare la storia e i destini di migliaia di vittime”, recita uno degli slogan della Campagna. E la svolta appare concretamente possibile con le 50.000 firme che devono essere raccolte e recapitate al Parlamento italiano (http://www.citizengo.org/it/5391-insieme-liberare-dalla-schiavitu-della-prostituzione).

PIZZATA BENEFICA IN ORATORIO A MORTIZZA. “Metti una sera a cena” è l’iniziativa di don Giuseppe Sbuttoni, parroco di Mortizza: una pizzata in oratorio per raccogliere fondi per l’acquisto di un’autovettura destinata all’équipe dell’Unità di strada anti-tratta, in parte già finanziata dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano e dalla diocesi di Piacenza-Bobbio.
Il costo della pizza sarà di 15 euro. Per prenotazioni ed informazioni contattare il numero 346.5613881.

Leggi il servizio a pag. 11 dell'edizione di venerdì 4 novembre 2016

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