Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Cammino sinodale: vivere il «sogno missionario»

pastorale
 


Non si può improvvisare il cambiamento, va pensato insieme, nella convinzione che ogni realtà organizzata, Chiesa compresa, se non si scontra con un evento forte, non cambierà mai, ma continuerà a fare le stesse cose di sempre che danno sicurezza e tranquillità: parte da questa premessa l’intervento di Stefano Bucci, del Centro Studi Missione Emmaus, al Consiglio pastorale diocesano del 5 novembre al Seminario vescovile.
Le sue parole hanno offerto alle 38 Comunità pastorali della diocesi le linee per proseguire nel Cammino sinodale che, dopo la fase iniziale dell’ascolto nel 2021-’22 in cui ci si è confrontati sulla propria esperienze di vita e di fede, ora punta a mettere a fuoco il “sogno missionario” delle diverse comunità cristiane.

La prima tappa per le Comunità pastorali
Le tappe del percorso di quest’anno per le Comunità pastorali - ha precisato Bucci - sono tre. La prima, da vivere prima di Natale, punta a scegliere con il Consiglio di Comunità pastorale, anche in forma allargata, il “cantiere”, cioè l’ambito su cui si vuole lavorare. Definire un cantiere - ha sottolineato - significa scegliere la strada di un’esperienza nuova da sperimentare in discontinuità con quello che si è sempre fatto. Non vogliamo solo risolvere dei problemi, ma attuare il discernimento, l’ascolto in azione.
Per scegliere il cantiere, occorre partire dall’esperienza di ascolto e condivisione vissuta lo scorso anno, mettendo a fuoco le priorità di una comunità e i segni dei tempi. Nella definizione dell’ambito di lavoro è bene in primo luogo prendere in considerazione i cantieri indicati dal vescovo mons. Adriano Cevolotto, da lui individuati a partire dalla sintesi diocesana dei gruppi di ascolto vissuti nei mesi scorsi: la celebrazione eucaristica, il mondo degli adulti, i luoghi e le forme di partecipazione ecclesiale, il percorso di iniziazione cristiana.

Individuare e vivere un sogno missionario
La seconda tappa, che si può affrontare a inizio 2023, punta ad approfondire il percorso mettendo a fuoco il sogno missionario. Siamo chiamati - ha affermato – a cogliere nella realtà che stiamo vivendo i germogli positivi, facendo così di questo momento di difficoltà e crisi un’opportunità per cambiare.
Il terzo passaggio, nel periodo successivo, sarà costruire, cioè attivare un’esperienza missionaria nuova sul proprio territorio.

I tre cantieri indicati dalla Cei
Il 2022-’23 ha come tema, scelto dai Vescovi italiani, “I cantieri di Betania”, dal luogo in cui abitavano tre grandi amici di Gesù: Maria, Marta e Lazzaro. La Cei ha indicato alle diocesi, alla luce della sintesi nazionale della fase dell’ascolto, tre cantieri:
La strada e il villaggio: è l’ascolto a livello diocesano dei mondi, degli ambiti in cui le persone vivono quotidianamente. Nella nostra diocesi saranno coinvolte alcune categorie: forze armate, amministratori pubblici, mondo della cultura, operatori sanitari, clero, obiettori di coscienza, mondo della scuola e dell’arte.
L’ospitalità e la casa: è il momento per capire l’effettiva qualità delle relazioni comunitarie nelle comunità cristiane.
Diaconie e formazione spirituale: è il tema della ministerialità che coinvolgerà in particolare gli Uffici pastorali diocesani.

No ai dibattiti, sì al discernimento
Come si vive il discernimento comunitario
Come vivere - si è chiesto Stefano Bucci - i momenti di discernimento? Ad ogni incontro, a cominciare dal primo, definito “incontro zero”, occorre arrivare preparati riflettendo già personalmente sul materiale che prepara il confronto comune. Sarà così possibile percepire i “germogli” (gli elementi generativi) e le fratture (gli elementi che richiedono un ripensamento).
Occorre lasciarsi guidare dalla preghiera e dalla Parola di Dio cogliendo in noi, anche grazie al silenzio, le mozioni dello Spirito. Solo così il momento comune non si trasformerà in un semplice dibattito, con opinioni contrapposte, ma si vivrà nello stile del discernimento.
Il ritrovarsi insieme è costituito da diversi passaggi: il “giro di incontro” (è la fase di riscaldamento, in cui si condivide cosa ci ha colpito durante la preghiera); il “giro di consegna” con la condivisione personale sul tema al centro del confronto; segue qualche momento di silenzio; il “giro di risonanza” in cui ogni persona sottolinea una cosa significativa, originale, che abbia il sapore del Vangelo - una sola cosa - detta da qualcun altro; segue un altro momento di silenzio per passare poi al confronto di sintesi, in cui insieme ai cerca di individuare le cose che hanno colpito di più e maggiormente condivise da tutti.

Il Vescovo: non aver paure di aprirsi alla novità
Il Vescovo nel corso della mattinata, coordinata da don Paolo Cignatta, vicario episcopale per il coordinamento degli Uffici pastorali, ha sottolineato l’importanza di scegliere un cantiere di lavoro senza il pensiero di voler tenere in piedi tutto quanto oggi le parrocchie e le realtà ecclesiali stanno vivendo. Potremmo altrimenti - ha esemplificato - essere come quella persona che cerca di tenere in mano tante cose ma alla fine vede cadere tutto. Ci occorre il coraggio e la determinazione di cambiare.
In questa scelta dei diversi ambiti - ha aggiunto - ci muoviamo nella logica del Regno dei Cieli, del “già e non ancora”. È spesso più facile vedere il “non ancora”, cioè ciò che manca e non va, meno facile è vedere ciò che c’è già di bello e nuovo nella realtà che viviamo. Il presente è già carico di futuro, il discernimento ci aiuta cogliere questo “già”. È questo l’atteggiamento, nella linea del Concilio, di una Chiesa non depositaria di verità, ma a servizio del Regno di Dio.
Nel percorso di quest’anno - ha proseguito - il lavoro del Consiglio pastorale diocesano sarà prezioso per riflettere sull’ascolto dei diversi “mondi” e per predisporre percorsi per la formazione delle comunità ministeriali; sono queste ultime - ha concluso - che a poco a poco si prenderanno sempre più cura delle nostre Comunità pastorali.


Davide Maloberti

pastorale2

Nelle foto: in alto, da sinistra Stefano Bucci, mons. Adriano Cevolotto e don Paolo Cignatta; sopra, i presenti al Consiglio pastorale diocesano.

Pubblicato il 5 novembre 2022

Ascolta l'audio

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente