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Giornata del Creato: «per le generazioni future garantiamo un mondo più vivibile»

terra

 

“Beati i miti perché avranno in eredità la terra”. Dal Vangelo di Matteo parte la riflessione del vescovo mons. Adriano Cevolotto, intervenuto nel corso del momento di preghiera per la conclusione del periodo di preghiera per la cura del Creato, nella chiesa di San Francesco a Piacenza, nella serata di sabato 1° ottobre.
“Il patriarca Bartolomeo – ha detto il Vescovo – invita ognuno a pentirsi del proprio modo di maltrattare il pianeta. Un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio”. La riflessione del patriarca, tratta dall’enciclica Laudato Si’, non è l’unico caso di citazione di un esponente di un’altra religione: papa Francesco, infatti, tende la mano alle diverse confessioni, poiché la questione ambientale è un problema comune. Per questo motivo, il momento di preghiera in San Francesco è stato condiviso con il pastore evangelico di Piacenza, Parma e Cremona Nicola Tedoldi, il sacerdote della Chiesa ortodossa macedone a Piacenza Kliment Misani, il pope della Comunità ortodossa rumena Jurie Ursachi, e il pope della Comunità ortodossa russa Grigore Catan. Nell’antistante piazza dei Cavalli, contemporaneamente, un gruppo di musulmani ha pregato per la Terra.
“Nessuna regione può pensarsi in pienezza fintanto che qualcuno, da qualche parte del pianeta, è escluso – prosegue mons. Cevolotto – Una beatitudine su tutte che mi preme citare è quella che riguarda i miti: la mitezza implica che non ci sia nulla da conquistare, perché ai miti tutto è donato in abbondanza”.

Presenti le autorità civili

Terminata la preghiera, tutti i gruppi religiosi, raggiunti dai sikh e da altri partecipanti, si sono riuniti nell’auditorium Sant’Ilario. Il momento di riflessione è stato condotto da Simone Morandini, fisico e teologo, vicepreside dell’Istituto di Studi Ecumenici “S. Bernardino” di Venezia. L’importanza di una simile occasione è stata colta dalle autorità civili del territorio: presenti il prefetto Daniela Lupo, l’assessore Serena Groppelli, che possiede le deleghe all’Ambiente e ai Rapporti con le confessioni religiose, il tenente colonnello Alfredo Beveroni, comandante del reparto operativo dei Carabinieri, e il maggiore Nicola Piccolo comandante del gruppo di Piacenza della Guardia di Finanza. “Quella ambientale è una tematica che ci ha visti tutti d’accordo – afferma il Prefetto – c’è un filo rosso che lega la cura per la Terra e gli eventi catastrofici che viviamo in questi anni, dalla pandemia alla guerra: siamo tutti interconnessi e dunque abbiamo bisogno l’uno dell’altro per curare insieme il pianeta che ci accoglie”.
“Se il Covid ci ha distanziati, ora è arrivato il momento di riunirci – dice l’assessore Groppelli – il percorso che si conclude con questa serata valorizza l’esperienza di condivisione avvenuta sotto tutti i punti di vista. Il primo impegno che abbiamo è «fare spazio», che è il primo passo per donare amore”. Citando il Mahatma Gandhi, aggiunge: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.

La cronaca: eventi catastrofici

Nei suoi studi, Simone Morandini ha dedicato particolare attenzione alla definizione dell’etica ambientale quale punto di intersezione tra etica sociale e teologia della creazione, alla questione della sostenibilità e ai temi del dialogo ecumenico e interreligioso. “Le nostre città sono fatte di pietre, di edifici, ma soprattutto di persone – esordisce –. Viviamo nell’antropocene. È un termine che indica l’epoca geologica attuale, in cui l’ambiente terrestre, nell’insieme delle sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, viene fortemente condizionato su scala sia locale sia globale dagli effetti dell’azione umana. È evidente”. Morandini cita due eventi catastrofici recenti: “In Pakistan, un vastissimo territorio è stato colpito da un’alluvione senza precedenti. È vero, sono fenomeni già visti, ma l’ampiezza con cui si sono verificati quest’anno è inedita. La scorsa estate mi trovavo in Trentino e ho assistito al crollo di un pezzo del Monte Pelmo: il calore eccessivo ha fatto sciogliere il ghiaccio che teneva insieme la montagna. Esempio di robustezza e stabilità, le montagne ora sono in difficoltà. «La terra è sottoposta a una corruzione e attende una liberazione», dice san Paolo nel capitolo 8 della Lettera ai Romani, che il Papa riprende nella Laudato Si’. I comportamenti umani sono diventati il principale fattore che determina l’evoluzione della Terra. Ne orientano la storia e le dinamiche. Il pianeta è affidato alle nostre responsabilità”.

Ognuno è responsabile verso le generazioni future

“È un tempo di cambiamento che ci sfida – prosegue Morandini –. Ci è richiesta una responsabilità: il problema climatico non è qualcosa che sta succedendo. I terremoti capitano quando devono capitare, ma ciò che sta accadendo alla Terra dipende in modo diretto dai nostri comportamenti, dal modo in cui gli umani consumano e organizzano la propria esistenza. Perciò ognuno di noi è responsabile nei confronti delle generazioni successive. Lasciamo ai nostri figli un mondo degradato rispetto a quello che a noi ha consentito di vivere ‘vite buone’”.

La cura del Creato è un tema interreligioso

L’enciclica Laudato Si’ è intessuta di riferimenti interreligiosi. Papa Francesco cita Bartolomeo, il “patriarca verde”, così come fa menzione di pensatori musulmani, ebrei e buddisti. Traspare dalle parole del Papa una mano tesa a dialogare con tutte queste realtà. Non significa che tutte le religioni debbano confluire in una sola “religione verde”, piuttosto ogni confessione è chiamata a trovare al proprio interno quelle prospettive che esortano alla cura della Terra. Esistono testi redatti da vari esponenti religiosi (islamici, ebrei, buddisti, induisti, cattolici) che si richiamano l’uno all’altro e danno indicazioni convergenti. «Non ci siamo presi cura del Creato, come ci presenteremo alle nuove generazioni?», si legge nel testo di un intellettuale islamico. «Abbiamo il dovere dharmico (il Dharma è la legge fondamentale che per buddisti e induisti tiene insieme l’universo, ndr) di fare ciascuno la propria parte per assicurare un pianeta sano e generoso», afferma un pensatore induista”.

L’apporto delle religioni per combattere la piaga

Cosa possono offrire le tradizioni religiose per risolvere il problema? Morandini elenca tre peculiarità comuni alle diverse religioni. “Tutte le confessioni – afferma – con linguaggi differenti, insegnano il gusto per la sobrietà. La qualità della vita non dipende dalla quantità di beni che la abitano, possiamo vivere forme di sobrietà felice. Una caratteristica per cui le religioni si differenziano dall’azione politica è il senso del tempo lungo: abbiamo bisogno di energie, risorse intellettuali ed emotive per affrontare sfide a lungo termine, con investimenti sul futuro anche se onerosi nel presente. Le confessioni religiose hanno il senso della lungimiranza. La nostra deve essere una responsabilità lungimirante. L’ultimo punto, il più importante, è la capacità di guardare a un tempo difficile nel segno della speranza. Vale la pena continuare anche se ci sembra non stia succedendo niente”. Morandini cita una parabola che narra della lotta fra due giganti, uno più grande e un altro più piccolo. “Il gigante piccolo viene scagliato tante volte a terra, ma ogni volta si rialza e continua a lottare, finché alla fine l’avversario, sebbene più forte, si stanca e cede. Il più debole prevale per la sua tenacia. Dall’orecchio del gigante piccolo esce infine un nano, che durante il combattimento gli sussurrava parole di resistenza, invitandolo a non cedere. La storiella ci esorta a continuare anche quando la sconfitta sembra inevitabile. Ma non possiamo essere ottimisti a basso costo, dobbiamo continuare ad operare”.

Le azioni pratiche

L’anima di teologo passa la parola a quella di fisico. “Ci sono tante cose pratiche da fare, come ridurre l’uso di combustibili fossili, costruire un’economia circolare, riorganizzare le nostre città che attualmente hanno livelli di sostenibilità piuttosto bassi. Una delle innumerevoli soluzioni è, ad esempio, incentivare l’uso dei mezzi pubblici. Esistono inoltre normative per la salvaguardia dell’ambiente: un’attenzione maggiore alla legalità non guasterebbe. Tradurre in gesti concreti l’idea di sobrietà che le religioni ci suggeriscono. Non tutto quello che possediamo o che desideriamo di possedere è necessario, ma ci sono cose di cui non possiamo fare a meno. Non è semplice, ma dobbiamo riuscire a tenere insieme l’efficienza tecnica e l’ecosostenibilità. Dobbiamo ascoltare il grido della Terra e delle generazioni future che ci invitano alla responsabilità. Divenga questo la motivazione per il nostro agire. Recuperiamo il senso di bene comune, la capacità di sentirci personalmente interpellati e accomunati come creature viventi sul pianeta Terra”.

maradini

Francesco Petronzio

Pubblicato il 2 ottobre 2022

Nella foto, Nicola Tedoldi, Kliment Misani, mons. Adriano Cevolotto, Jurie Ursachi, Grigore Catan; sopra, Simone Morandini.

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