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«Casa don Camminati»: gettare le basi per l'autonomia

Casa  accoglienza don Paolo Camminati

Si chiamano “working poor”, sono quei lavoratori che, nonostante siano occupati, percepiscono una retribuzione insufficiente a garantire loro una vita dignitosa e stabile. È un fenomeno legato alla diffusione nel mercato del lavoro di contratti temporanei, che sul nostro territorio sono legati non solo al comparto logistico (si stima che possano essere circa 500, su diecimila addetti complessivi, quelli in condizione di forte disagio economico ed abitativo), ma anche ad altri settori.

Una casa, non un rifugio

È guardando a questa categoria di lavoratori poveri che nella parrocchia di Nostra Signora di Lourdes nasce la “Casa accoglienza don Paolo Camminati”. Sarà inaugurata sabato 6 novembre la nuova realtà nell'ex canonica: è l'ultimo progetto che il parroco, morto di Covid il 21 marzo 2020, aveva condiviso con il Consiglio pastorale dentro un percorso di discernimento che, per lui, era già un frutto prezioso, prima ancora dell’opera stessa. A tenerla viva, ci saranno una trentina di volontari, con il supporto dell’educatore Alessandro Ghinelli, che alla Lourdes è cresciuto e nella quale è stato finora impegnato in progetti legati all’oratorio. “La logica è quella della casa, non del rifugio, dell’accompagnamento, non della sostituzione”, precisa don Giuseppe Lusignani, da aprile alla guida della popolosa comunità di via Damiani.

La “Casa don Camminati” è insomma il luogo dove gettare le basi per una piena autonomia. Potrà accogliere fino a sette persone, per un periodo che va dai due ai diciotto mesi. Si comincia con quattro, in ragione dell’emergenza Covid, così da assicurare a ciascuno la sua stanza da letto e, in caso di contagio, provvedere all’isolamento in sicurezza. La Caritas dioce- sana fa da cabina di regia per gli ingressi: sono in corso i colloqui con le persone che potrebbero essere inserite nel percorso. “Non si tratta solo di garantire un tetto sulla testa, ma di offrire una progettualità”, chiarisce don Lusignani.

Anche la parrocchia di Castel San Giovanni al lavoro

La richiesta di alloggi da parte dei lavoratori precari è sentita anche a Castel San Giovanni, altra sede di un polo logistico importante. “Dove c’è lavoro, c’è gente che arriva. Nei colossi dell’e-commerce ci sono picchi di richieste che si accompagnano a ricerca di personale: succederà con il Black Friday a fine novembre e con il Natale”. Marco Rezzoagli, referente della Caritas di Castello e Sarmato, con la parrocchia del capoluogo della Valtidone e il supporto della Caritas diocesana sta lavorando su un progetto analogo a quello che si inaugura a Piacenza. È già in corso una prima accoglienza in due soluzioni abitative ricavate nell'ex casa delle suore; ora si ragiona su una seconda accoglienza e anche sulla povertà abitativa più legata alle famiglie, oltre che ai singoli.

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Pubblicato il 29 ottobre 2021

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