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Apertura dell'Anno pastorale, un invito a passare dal lamento all'appello

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“C’è bisogno di costruire una “nuova Cattedrale” come 900 anni fa a Piacenza, quando tutti, ricchi e poveri, si sono messi insieme per realizzare una grande opera: la casa comune del popolo. Anche oggi dobbiamo ritrovarci uniti, superare ogni lamento, e sentire qualcosa di nuovo che sta nascendo. Non ve ne accorgete?”
Sono le accorate parole di Mons. Adriano Cevolotto, durante l’apertura dell’Anno pastorale, il 14 ottobre, nella Basilica di San Francesco a Piacenza. “Non siamo più abituati - ha aggiunto - a ritrovarci in presenza così numerosi: un segnale favorevole di ripresa”. Anche la chiesa, in cui ci si è riuniti, che si affaccia su piazza Cavalli - per il Vescovo - consente uno sguardo sulla città e fa inserire in uno spazio di convivenza civile che esige di essere abitata con passione.

Riprendere i passi avviati

Il primo obiettivo - per il Presule - è di lavorare insieme riprendendo i passi avviati delle Comunità Pastorali, inserendosi nel cammino sinodale, voluto da Papa Francesco, per la Chiesa Italiana, non semplicemente ascoltando opinioni, ma ascoltando lo Spirito che parla alle chiese.

Tempo di ascolto

“Vivere questo cammino come al tempo dell’Esodo”. È la seconda pista di riflessione di Mons. Cevolotto. “È un tempo di ascolto della Parola, - ha sottolineato - un cammino verso un approdo, che non è di un oggi conosciuto e di un domani programmato. Bisogna fidarsi di Dio! È Lui che ci darà un futuro. Un cammino - ha puntualizzato - che deve superare nostalgie, proteste, pretese che rischiano, come nell’Esodo, di prendere il sopravvento. È un invito a rinnovare la fede e passare dal lamento all'appello, nello spirito della Pasqua”.

La tenda del cammino

La terza considerazione del Vescovo si è soffermata sulla tenda del cammino dell’Esodo che rappresentava, per il popolo d’Israele, la presenza di Dio. “Una presenza - ha evidenziato il Presule - che dobbiamo scoprire anche quando sembra che Dio ci abbandoni”. Inoltre l’anniversario della fondazione della Cattedrale è un forte richiamo - per il Presule - ad iniziare un lavoro che non si sa quando si compirà. “Nel 1117 - ha spiegato mons. Cevolotto - un forte terremoto distrusse la città di Piacenza, ma questa si è unita per ricostruire. Anche oggi nel terremoto della pandemia molte cose sono state compromesse, ma c’è bisogno di riedificare, di restaurare sul fondamento di Cristo, in Lui ritroveremo speranza per il futuro”.

Il cammino si fa camminando

Viandante, non esiste il cammino,
il cammino si fa camminando”.

È la frase di una poesia di Antonio Machado, uno dei più grandi poeti spagnoli di sempre, citata da don Paolo Cignatta, per spiegare il cammino sinodale che la chiesa piacentina si appresta a compiere. Il Cammino proposto - secondo il Vicario episcopale per il coordinamento degli Uffici Pastorali Diocesani - non è primariamente improntato a raggiungere delle “decisioni pastorali”, ma è una esperienza di discernimento e apprendimento che i Moderatori, il Consiglio Pastorale Diocesano e le Comunità Pastorali vivono in prima persona.

Le fasi del cammino

I tempi del cammino sono divisi in tre fasi: una narrativa, una sapienziale ed una profetica.
La fase narrativa, di ascolto, si concluderà entro aprile 2022, con la consegna di una sintesi diocesana per il Sinodo della Chiesa universale. “Questa è l’unica data - ha sottolineato don Cignatta - che impegna la nostra diocesi in maniera precisa. Per le altre fasi abbiamo la libertà prendere i giusti tempi. Il desiderio è che questa esperienza favorisca a sua volta l’avvio di cammini sinodali che prendano vita nelle diverse Comunità Pastorali”.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 14 ottobre 2021

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