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L'addio a mons. Domenico Ponzini

Ponzinisito


Ha accompagnato oltre 60 anni di vita della diocesi. Mons. Domenico Ponzini ha legato il suo nome all’impegno nel settore dei beni culturali, al servizio pastorale accanto a diversi vescovi e al lavoro di studioso condensato in numerose pubblicazioni sulla storia e l’arte piacentina. Mons. Ponzini è morto a 91 anni il 7 settembre. In questi ultimi anni ha vissuto nel Seminario di Bedonia, subito dopo la seconda guerra mondiale, aveva iniziato il suo percorso di formazione in quinta ginnasio. Classe 1930, era originario di Compiano ed è stato ordinato il 12 giugno del 1954 nella Cattedrale di Piacenza dall’arcivescovo Malchiodi.
I suoi funerali si svolgono giovedì 9 settembre alle ore 16 nel santuario della Madonna di San Marco a Bedonia. Si pregherà per mons. Ponzini nella Cattedrale di Piacenza mercoledì 8 alle 17.30 e alle 20.30 nel'antico santuario di Bedonia, nel quale è esposta anche la salma. Verrà sepolto nel cimitero di Isola di Compiano.


Il lavoro in diocesi

Mons. Ponzini è stato un autentico pioniere. A mons. Ponzini si deve l’avvio alla fine degli anni ’70 dell’Ufficio dei beni culturali della diocesi. “Dopo dieci anni da parroco della Cattedrale - spiegava lui stesso -, ambivo di ritirarmi in una piccola parrocchia per dedicarmi alla mia passione, la ricerca storica. In quel periodo la Santa Sede invitava le diocesi a costituire gli Uffici per i beni culturali. Mi venne fatta la proposta con il vescovo Manfredini di curarne la nascita a Piacenza. Era un compito che sentivo confacente ai miei studi e alle mie competenze e accettai. C’era tanto da fare. Partimmo con un primo inventario dei beni culturali”. Mons. Ponzini si circonda di collaboratori, l’Ufficio cresce nel tempo fino ad assumere le dimensioni attuali prima con don Giuseppe Lusignani, il suo primo successore, e da diversi anni con l’architetto Manuel Ferrari. Da quel primo inventario nacque in seguito una vera e propria catalogazione grazie al progetto nazionale, lanciato nel ’98, dalla Conferenza episcopale italiana. La catalogazione dei beni mobili è proseguita dal 2011 con il censimento architettonico dell’edilizia di culto, cioè riguardante le chiese parrocchiali e sussidiarie e gli oratori che a centinaia – oltre 700 - caratterizzano il territorio piacentino-bobbiese.

Il Premio Santa Maria del Monte

È grazie alla passione di studioso di mons. Ponzini che si sono approfonditi gli studi su diversi santi piacentini: dal patrono Antonino, il primo martire, al quale nei primi anni 2000 è stata dedicata a piazzale Genova una statua dello scultore Sergio Brizzolesi, a San Corrado. Il legame con Noto, dove si recò pellegrino il santo eremita, ha dato vita a un intenso gemellaggio tra Piacenza e la città sicula e i suoi molti netini residenti nel nord Italia. Mons. Ponzini ha seguito anche la raccolta delle testimonianze dei preti piacentini impegnati nella lotta partigiana. Questa opera confluì nel libro di Angelo Porro “Nella bufera della resistenza”, pubblicato nel 1985. A mons. Ponzini e all’avvocato Corrado Sforza Fogliani, oggi presidente esecutivo della Banca di Piacenza, si deve nei primi anni ’90 l’avvio del Premio Solidarietà per la vita Santa Maria del Monte che ogni anno è assegnato grazie all’impegno dell’Istituto di credito piacentino a persone che si sono distinte per l’impegno a favore della vita nelle sue fragilità. Il santuario dell’alta val Tidone è noto per il volo nuziale delle formiche alate. Un segno della forza incredibile della vita. 

Grande conoscitore della storia delle parrocchie

Mons. Ponzini conosceva in modo attento la storia e l’arte dei sui paesi delle nostre valli. Chi ha viaggiato con lui in auto nelle diverse strade della diocesi, può testimoniare la sua grande conoscenza del territorio.  “Sono stato - spiegava in un’intervista al nostro settimanale - per 25 anni cerimoniere vescovile. Con loro ho percorso tutta la diocesi”. Memorabili nel ricordo di tanti sacerdoti i suoi viaggi con mons. Manfredini che da lombardo con l’indomabile passione dell’efficienza non voleva perdere assolutamente tempo. “Seguendo i vescovi nelle visite pastorali - aggiungeva - ho avuto modo di conoscere capillarmente il territorio. Delegato dal vescovo Monari come «convisitatore» per i beni culturali, ho visitato le oltre 400 parrocchie della diocesi, trascrivendo nelle chiese i testi delle lapidi, che rappresentano una delle fonti della ricerca storica. Con il vescovo Ambrosio sono stato delegato per l’Associazione «Ad limina Petri». Mi sono così reso conto del sistema viario attuale e soprattutto antico, da quello ligure, a quelli celtico, romano e medievale. Così sono stato coinvolto in modo ufficiale nella ricerca e costituzione dei diversi cammini della fede di interesse europeo”.

L’interesse per il Codice 65

Uno degli oggetti dei suoi studi è stato in Cattedrale il Codice 65, manoscritto del XII secolo in cui è contenuta la liturgia della Chiesa piacentina di allora insieme a numerose altre notizie di storia della musica, del teatro, della miniatura, della medicina e dell’agricoltura. Nel 2018 è stato al centro della riuscitissima mostra “I misteri della Cattedrale”. Negli anni ’90 seguì insieme alla tipografia Tipleco l’edizione fotostatica del Codice, oggi presente nelle più prestigiose biblioteche del mondo”.
“Da giovane prete archivista in Duomo - sono le sue parole - ero rimasto impressionato dalle frequenti richieste da tutto il mondo di fotografare diverse parti del Codice 65, noto anche come Libro del Maestro, in particolare il cosiddetto tropo di Pasqua, il «Quem queritis?» (Che cosa cercate?) in cui veniva documentata una sacra rappresentazione. Nella liturgia iniziale del giorno di Pasqua, di fianco all’altare, un cantore impersonava la parte dell’angelo della risurrezione. Altri tre interpretavano le pie donne. Ne nasceva un dialogo: «Cosa cercate?», «Gesù crocifisso e ora sepolto», «Non è qui. è resuscitato». E seguiva una piccola danza di gioia intorno all’altare”.

D. M.

Pubblicato il 7 settembre 2021

Commenti   

0 # Caterina Rapetti 2021-09-07 11:51
Ci mancherà...
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0 # Giordano Missieri 2021-09-07 20:35
Nel 1997,ero già in pensione, sono stato accolto da Mons. Domenico Ponzini che stava formando l'ufficio Beni Culturali Ecclesiastici col l'architetto Summer e Alessandro Mezzadri. Monsignor Ponzini Ponzini costituì la Commissione per l'arte sacra. Costituì un gruppo di volontari (tutti ex bancari) per realizzare la catalogazione dei beni culturali della diocesi. Dalla CEI arrivarono i pri contributi per il restauro di edifici sacri, organi a canne, per sostenere gli archivi diocesani, per l'installazione di impianti di allarme nelle chiese. È stato per me la scoperta di un mondo colturale affascinante e stimolante. Ringrazio Monsignor Domenico Ponzini per la fiducia accordatami in dodici anni di collaborazione. Giordano Missieri
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