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Tornano in San Lazzaro le sculture del Cybei

 

statue

“Quando mi accorsi che dal Mausoleo del Cardinale Alberoni mancavano le statue, ebbi un tonfo al cuore. Mi sentivo derubato di qualcosa che, pur non appartenendomi, faceva parte della mia vita”. Così mons. Pietro Bulla, parroco della chiesa di San Lazzaro e San Vincenzo de’ Paoli, ricorda il momento in cui, nel lontano dicembre del 1996, scoprì il trafugamento di sei sculture - due splendidi angeli e quattro figure allegoriche (Fortezza, Prudenza, Fede e Carità) - realizzate per la cappella dedicata a Giulio Alberoni da don Giovanni Cybei, importante artista attivo nel 1700. Quasi venticinque anni dopo, quattro di quelle preziose opere sono finalmente tornate nella loro sede originale: si tratta dei due putti con faci accese e delle statue raffiguranti la Prudenza e la Carità, mentre rimangono ancora da ricercare le due statue della Fortezza e della Fede (nel furto del 1996 furono invece risparmiate il busto e lo stemma del fondatore del Collegio Alberoni, anch’essi realizzati da Cybei).

Il ritrovamento nel 2020

Il ritrovamento risale al 2020, quando, in seguito ad indagini condotte dal Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bologna, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Piacenza, i carabinieri dello stesso nucleo, guidati dal Tenente Colonnello De Gori, le hanno rinvenute riconoscendole come quelle appartenenti al mausoleo del Cardinale Alberoni.
La restituzione ufficiale è invece avvenuta nella mattinata del 9 aprile 2021 nella chiesa di San Lazzaro.

Oltre a mons. Bulla, erano presenti Giorgio Braghieri, presidente Opera Pia Alberoni, padre Nicola Albanesi, superiore del Collegio Alberoni, Giuseppe De Gori, comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Bologna, Paolo Abrate, comandante provinciale Carabinieri Piacenza, Ornella Chicca, sostituto procuratore presso il Tribunale di Piacenza, Jonathan Papamarenghi, assessore alla Cultura Comune di Piacenza, Anna Còccioli Mastroviti, della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza e mons. Adriano Cevolotto, vescovo della diocesi di Piacenza-Bobbio.
“Questo ritrovamento mi auguro possa essere un’occasione per riscoprire la figura del Cardinale Alberoni” ha detto padre Nicola Albanesi.
Un auspicio sottoscritto anche da mons. Cevolotto. “Queste opere appartengono a tutta la comunità - ha sottolineato -. Il loro ritrovamento è un punto di partenza per dare nuova luce alla figura di Alberoni: l’obiettivo è rendere questo patrimonio qualcosa che «parla»”.
Soddisfazione anche dall’assessore alla Cultura Papamarenghi. “Oggi la felicità di don Piero (Bulla, ndr) è quella di un'intera comunità - ha affermato -: torniamo in possesso di una parte importante del nostro patrimonio. Questa cerimonia sia un’occasione di festa ma anche di speranza, per ripartire ed affrontare al meglio questo periodo difficile e i prossimi mesi”.

La Cappella e le sculture del Cybei

La prima Cappella che si incontra sulla sinistra, non appena entrati nella Chiesa di San Lazzaro e San Vincenzo de’ Paoli, attigua al Collegio Alberoni, è interamente dedicata al Cardinale Giulio Alberoni e occupata dal suo Mausoleo, commissionato dai suoi esecutori testamentari all’indomani della sua scomparsa e posto in opera due anni più tardi, nel 1754. Si tratta di un grande monumento, di gusto ancora roccocò, nel quale il marmo nero di Valencia, il giallo antico e il “verde Pradovera”, lavorati dagli scalpellini Dionisio Antonio Rossi e Angelo Dorini (autori anche della balaustra in marmi rosa e nero con cancelletto in legno di noce traforato e intagliato) contrastano con il bianco del marmo di Carrara delle bellissime sculture realizzate da don Giovanni Cybei (Carrara 1706-1784), importante artista attivo in quegli anni anche per la corte borbonica di Parma. Lo scultore ha realizzato per il Mausoleo del Cardinale due splendidi angeli e quattro figure allegoriche (Fortezza, Prudenza, Fede e Carità) oltre al busto del Cardinale Alberoni e al suo stemma. Le quattro figure femminili simboleggiano le virtù che caratterizzarono la lunga e operosa vita del Cardinale.
Giovanni Cybei, originale figura di sacerdote-scultore, formatosi a Roma con Agostino Cornacchini e a Carrara nella bottega dello zio Giovanni Baratta, proprio alla metà del Settecento stava emergendo sempre più come figura autonoma. Il busto ritratto del Cardinale Alberoni, posto alla sommità del Mausoleo (il cui volto è derivato dal dipinto attribuito a Michel Ange Houasse, eseguito nel 1717 a Madrid, mentre la veste è ripresa dal ritratto realizzato dal Mulinaretto) inaugura l’attività di ritrattista dello scultore carrarese che gli avrebbe fruttato importanti commissioni.

Il talento artistico di don Giovanni Cybei


Il talento artistico di Giovanni Cybei, nato a Carrara il 3 febbraio 1706 e rimasto orfano di padre in tenera età, fu notato dal parente e scultore Giovanni Baratta che lo avviò alla professione di scultore. All'età di quindici anni il Cybei fu a Roma, al fianco dello scultore Agostino Cornacchini, il quale lo impiegò in vari lavori tra i quali l'esecuzione del cavallo della statua equestre di Carlomagno, posta nell'atrio di S. Pietro quale pendant della scultura raffigurante Costantino del Bernini.

Nel suo soggiorno romano Cybei studiò la scultura antica e praticò anche la pittura. Tornato a Carrara lavorò per lo zio Giovanni Baratta, collaborando alle quattro grandi statue di Dottori della Chiesa e ai quattro Angioletti collocati nella cappella del castello di Venaria presso Torino, continuando per almeno un decennio ad operare con il maestro, partecipando alle importanti commissioni che toccarono al Baratta. Il suo biografo Tiraboschi afferma che nelle ore libere il Cybei produsse delle sculture di propria invenzione tra le quali un gruppo rappresentante Sansone e Dalila, assieme ad un altro con Giuditta che consegna la testa d'Oloferne alla serva, e statue delle Quattro stagioni
Nel 1739 il Cybei divenne sacerdote, abbandonando in quell'epoca l'attività di scultore. La riprese ben presto tuttavia, dietro numerose sollecitazioni, divenendo l’effettivo erede della bottega del Baratta. Determinante per la formazione del suo stile fu un lungo soggiorno romano, durante il Giubileo del 1750, che aveva consentito all’abate Cybei di aprirsi a nuove prospettive e idee artistiche. Particolarmente significativo per il delinearsi del suo gusto artistico fu l’arrivo a Parma di Jean Baptiste Boudard, scultore francese attivo soprattutto in Italia (Roma e Parma), con il quale il Cybei collaborò. Nel 1769 la duchessa Maria Teresa nominò l'artista “Primario Direttore” della nuova Accademia di Belle Arti di Carrara "per la di lui più cognita abilità nella scultura", in un momento nel quale lo scultore era sia erede della tradizione che significativo innovatore. Con i busti dell’ammiraglio Aleksej Orlov, del fratello Grigorij, dell’Imperatrice Caterina II, del Granduca Leopoldo di Lorena, e di numerosi altri sovrani, oltre a quelli di importanti politici e personaggi celebri del suo tempo, tra cui Giulio Alberoni, manifestò e svelò la sua grande abilità nella ritrattistica ufficiale.

Negli anni durante i quali è direttore dell’Accademia di Carrara, il Cybei ottiene l’importante commissione di tre opere monumentali accomunate dal tragico destino di essere andate distrutte: il gruppo con Caterina II Imperatrice per San Pietroburgo, il monumento equestre del Duca Francesco III d’Este per Modena, e la statua di Maria Teresa Cybo D’Este per la Ducale Accademia di Carrara. Morì a Carrara il 7 settembre 1784
La figura del sacerdote artista Cybei è tornata ultimamente ai vertici dell’attenzione culturale. Una mostra a lui dedicata è stata ideata a Carrara, in occasione del 250° anniversario della fondazione dell’Accademia, a cura di Gerardo de Simone, ed è in attesa di essere realizzata, dopo il rinvio dovuto alla pandemia in corso.
In via di pubblicazione anche un volume monografico a cura dello storico dell’arte Andrea Fusani.

Pubblicato il 9 aprile 2021

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