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Non dimentichiamo la beata Leonella

beata leonella sgorbati
L’appuntamento che aveva in cantiere per presentarsi alla città – a maggio, in concomitanza con l’anniversario di beatificazione di suor Leonella Sgorbati – è stato sospeso, come tanti altri, dall’emergenza sanitaria.
Ma non si ferma l’impegno del piccolo gruppo di attivisti di SOS Villaggi dei Bambini che sta mettendo radici anche nella nostra città, per non disperdere la memoria e il bene seminato nella martoriata Somalia dalla missionaria della Consolata originaria di Rezzanello uccisa il 17 settembre 2006. Insieme a lei, nel tentativo di difenderla, è morta anche la sua guardia del corpo musulmana, di fronte all’ospedale pediatrico di SOS Villaggi dei Bambini a Mogadiscio, dove la religiosa aveva avviato nel 2002 una scuola di formazione per infermieri.

Un esempio ancora vivo

“Ancora oggi lo spirito determinato che animava suor Leonella è un esempio per tutti”.
Maria Grazia Lanzani è presidente per l’Italia e membro del comitato internazionale di SOS Villaggi dei Bambini, l’organizzazione fondata dall’austriaco Hermann Gmeiner nel ’49.
“Suor Leonella – ricorda – arrivò nel 2001 nell’ospedale pediatrico a Mogadiscio, ai tempi l’unico in grado di offrire cure mediche gratuite e unica struttura sanitaria rimasta attiva durante gli incessanti conflitti in Somalia. C’era bisogno di personale e mise a disposizione ciò che le riusciva meglio di qualsiasi altra cosa: l’insegnamento. Si sa che per educare e formare devi donare anche qualcosa di te stesso e suor Leonella, con la sua straordinaria capacità di amore, aveva dedicato la vita a formare personale per gli ospedali in Africa, non solo per fornire una risposta nell’immediato, ma anche per rendere l’attività di cura sostenibile nel tempo”.

“Non abbandonate la Somalia”

“Perdono, perdono, perdono, non abbandonate la Somalia”.
La frase, sussurrata in punto di morte alla consorella suor Marzia, è radice dell’impegno che Piacenza vuole assumersi nel segno della beata Leonella.
“Un’altra sua frase – rimarca la presidente di SOS Italia – mi rimarrà sempre impressa nella memoria: “È facile aver paura l’uno dell’altro. Ma non bisogna aver paura perché dove c’è paura non c’è amore”.

La solidarietà appresa in famiglia

Mamma originaria dei Folli di Ferriere – “il luogo dove si riuniva la nostra grande, sparpagliata famiglia con tanto amore e solidarietà” – Lanzani ha respirato il valore della condivisione sin da piccola. “Una delle frasi ricorrenti di mio padre era: «ricordate che tutto quello che voi fate per gli altri esce dalla porta e ritorna moltiplicato dalla finestra»".
Da 41 anni è impegnata in SOS Villaggi dei Bambini. “Sono stata conquistata dal constatare che l’organizzazione si muove sempre rispondendo a bisogni reali, considerando ogni bambino e ragazzo nella sua unicità e nel rispetto delle tradizioni e della cultura di origine – sottolinea –. Per esempio, abbiamo Villaggi SOS in Palestina e in Israele e i bambini e ragazzi ospitati vivono allo stesso modo, con le stesse regole e con le stesse opportunità”.

SOS Villaggi dei Bambini

SOS Villaggi dei Bambini è parte del network SOS Children’s Villages, presente in 136 Paesi e territori, dove aiuta oltre un milione di persone.
In Italia promuove i diritti di oltre 44.000 bambini e giovani e si prende cura di oltre mille persone attraverso sei Villaggi SOS - a Trento, Ostuni (Brindisi), Vicenza, Roma, Saronno (Varese), Mantova - un programma di affido familiare interculturale a Torino e un programma per minori stranieri non accompagnati in Calabria.
“Oggi in Italia la maggior parte dei bambini e dei ragazzi viene accolta a causa di maltrattamenti, trascuratezza e grave inadeguatezza genitoriale, talvolta i genitori non hanno le competenze per prendersi cura dei loro figli. La nostra risposta è diversa caso per caso. Nei casi in cui il ritorno alla famiglia di origine corrisponda all’interesse del bambino o ragazzo, affianchiamo le famiglie attraverso un percorso di supporto genitoriale, che offriamo ai nuclei vulnerabili anche in ottica preventiva per creare un ambiente favorevole alla crescita del bambino. Diversamente accogliamo i bambini che non hanno le cure di una famiglia affinché ricevano sostegno e protezione e siano accompagnati a costruirsi un futuro migliore”.

Barbara Sartori

Pubblicato il 21 agosto 2020

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