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Chiara Corbella: una vita piena, bella e intensa

 Chiara Corbella

Nell’ottavo anniversario della sua nascita al cielo padre Vito D’Amato, frate minore francescano, ricorda Chiara Corbella: “A volte proponiamo i santi dei supereroi, ma non è così. La bellezza di Chiara sta nel suo sentirsi profondamente amata dal Padre e questo è stato il suo desiderio più profondo. Chiara è stata una donna felice perché si è sentita amata, anche nelle situazioni più difficili e dolorose. Situazioni nelle quali ha comunque riconosciuto il sigillo di questo rapporto d’amore che le ha permesso di vivere con naturalezza cose straordinarie. In fondo, è naturale vivere una relazione d’amore anche soffrendo”.
“Chiara ha vissuto una vita piena, bella ed intensa. Lei ha vissuto davvero. Nel suo testamento ha scritto che tutto ha senso se lo vivi in relazione con Dio e se lo vedi in prospettiva della vita eterna”. Padre Vito D’Amato, frate minore francescano, descrive così gli anni di vita con Chiara Corbella e con il marito Enrico. Nelle sue parole il ricordo indelebile di un’esperienza unica fatta di incontri e di confronti, di momenti lieti ma anche difficili come la malattia e la morte.
Lui, il padre spirituale di Chiara, parla lentamente ma non dubbi nel dire che Chiara “ha vissuto ogni momento della sua storia in relazione con Dio”.
E chiarisce il perché di non celebrare, come gli altri anni, una messa. “Questo è un anniversario particolare che arriva in un tempo particolare. Le norme sul distanziamento sociale ci avrebbero costretto a rimandare indietro tanta gente. Per questo abbiamo deciso di ritrovarci insieme via web, per un rosario in streaming, e ricordare così Chiara nell’ottavo anniversario della morte. Il suo esempio sia mezzo e strumento per entrare in relazione con un Dio che ci ama. Quindi, per dirla con san Paolo, anche in questo caso “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”, anche il Covid.

Perché questa scelta?
Perché è una scelta che secondo me ci fa apprezzare l’eucaristia. In questo tempo ne abbiamo vissute tante, in streaming, via tv. Messe valide a tutti gli effetti ma mancava il corpo di Cristo. Non mi riferisco al corpo di Gesù, mancava quella parte del suo corpo che è il popolo, la Chiesa. Mancavano le relazioni tra i fratelli. La Chiesa vive del pane, che è il corpo di Gesù, è vero, ma vive anche della sua relazione col Padre e questa relazione si fa viva quando siamo insieme, riuniti, quando siamo Chiesa. È immagine di quella immensa relazione d’amore che vive la Trinità, dove il Padre è tale perché ama, profondamente e nello Spirito, il Figlio. Ed è anche un po’ quello che ci ha detto Chiara con la sua vita. Lei è stata moglie e madre perché c’era Enrico e c’erano i suoi figli.

Dunque Chiara è una donna di relazione …
Assolutamente si, una donna di relazione. È lì, infatti, nelle relazioni, che si incontra Dio, e lei lo ha incontrato nella sua relazione con Enrico, in quella breve ma intensa con i figli, e lì, ha conosciuto la sua relazione con Dio. Non esiste altra strada per vivere la vita cristiana

Perché ha così successo nel cuore dei giovani e di tanta gente?
Perché Chiara non è un super-eroe della fede. A volte proponiamo i santi dei supereroi, ma non è così. La bellezza di Chiara sta nel suo sentirsi profondamente amata dal Padre e questo è stato il suo desiderio più profondo. Chiara è stata una donna felice perché si è sentita amata, anche nelle situazioni più difficili e dolorose. Situazioni nelle quali ha comunque riconosciuto il sigillo di questo rapporto d’amore che le ha permesso di vivere con naturalezza cose straordinarie. In fondo, è naturale vivere una relazione d’amore anche soffrendo.
Chiara è entrata nella nube, ha fatto il passo ed è entrata nella logica dell’essere amati, anche in situazioni che spaventano solo a pensarle. “Voi siete la luce del mondo e il sale della terra” ricorda Gesù ai discepoli nel Vangelo di Matteo invitandoli a far risplendere quella luce affinché gli “uomini – dice Gesù – vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. Ecco questo è stato il Vangelo dell’ultima sera terrena di Chiara. Ed è così. Tutti abbiamo visto le sue opere buone, ma le sue opere ci hanno mostrato chiarissimo un amore più grande, immenso, quello del Padre per lei e attraverso lei, per tutti noi.. Opere che quindi hanno mostrato la gloria di Dio.

Quale eredità ci lascia la sua vita?
Chiara è stata madre di tre bambini ma credo di non sbagliare se dico che Chiara è madre di una moltitudine di uomini e donne, di giovani e anziani. Lei ed Enrico hanno avuto una fecondità biologica importante, che è stata però uno strumento per dare vita a una fecondità spirituale che continua a generare uomini e donne alla fede. Una fecondità di relazioni, sia in senso orizzontale, tra fratelli, sia in senso e verticale tra ciascuno e Dio. Lei ri-mette al mondo le persone. Mi sembra come se il buon Dio le avesse dato il particolare dono credo aiutare la gente a ri-allacciare il proprio rapporto con Dio. E questa è la vita eterna.
Tutto questo lo riscontriamo ogni volta che ci muoviamo per dare testimonianza della vita di Chiara ed è quello che ci raccontano le persone che incontriamo e che in qualche modo sono venute in contatto con lei. Persone rinate al Vangelo malgrado, a volte, delle serie difficoltà, comprese malattie gravissime. Chiara era dolorante, non c’è dubbio, a volte anche confusa. Ma sempre nella pace ed soprattutto, era felice! Ecco, Chiara non è morta serena, è morta felice. Vedeva la sua vita compiuta. E si augurava che tutto quello che stava accedendo potesse far pensare, riflettere, regalare la fede.

A che punto è l’iter del suo processo di beatificazione?
Il Covid-19 ha rallentato un po’ tutto. Si procede ma più lentamente perché non è stato possibile ascoltare i testimoni. Insomma, si va avanti con i tempi di Dio. Se provo un attimo a pensarla, immagino Chiara felice, serena. Magari ci guarda mentre siamo qui per raccontare la sua storia e sorride come ha sempre sorriso.

Amerigo Vecchiarelli

Pubblicato il 15 giugno 2020

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genitori

Nella foto sopra, i genitori di Chiara Corbella, Maria Anselma Ruzziconi e Roberto Corbella, con il vescovo mons. Ambrosio in un incontro organizzato alcuni anni fa dal Settimanale diocesano.

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