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Mons. Monari in Cattolica: all'imprenditoria serve sensibilità

 

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IMG 20200211 181905A dieci anni dalla scomparsa, Piacenza ricorda Luigi Gatti.
Nato a Podenzano nel 1926, Gatti è stata una figura dalle molteplici sfaccettature che ha giocato un ruolo centrale nel quadro socio-economico piacentino - oltre ad aver fondato l’azienda Zincatura e Metalli, è stato presidente della Camera di Commercio e dell’Ucid locale (Unione cristiana imprenditori dirigenti) - incarnando alla perfezione l’ideale di imprenditore cristiano.
Per questo l’Ucid, insieme all’Università Cattolica e al nostro settimanale, ha organizzato nel pomeriggio di martedì 11 febbraio un convegno celebrativo dal titolo “La capacità imprenditoriale come talento da fare fruttare”. Amici, colleghi, familiari, studenti, autorità civili e militari hanno affollato la Sala Piana dell’Ateneo di San Lazzaro a testimonianza di un affetto e di una riconoscenza che la comunità piacentina, nonostante lo scorrere del tempo, continua a dimostrare all’indimenticato imprenditore.

Dopo i saluti iniziali del presidente dell’Ucid Piacenza, Giuseppe Ghittoni, del professore Marco Trevisan, preside della Facoltà di Scienze Agrarie della Cattolica, e di Renzo Bozzetti, presidente onorario dell’UCID nazionale - che ha ricordato Gatti come “un grande uomo, guidato da fede cristiana, che ha saputo lasciare il segno” - la parola è passata a mons. Luciano Monari, vescovo emerito di Brescia, il quale ha giustificato la sua presenza come “un atto di affetto nei confronti di Piacenza, città che Luigi Gatti ha amato con tutto il suo cuore”.
Il suo è stato un intervento articolato e ricco di spunti, che - partendo dalla parabola del “Buon Samaritano” - ha voluto mettere in luce l’importanza per l’imprenditoria moderna di trovare un giusto bilanciamento tra produzione materiale e condivisione solidale.

“L’IMPORTANZA DI PRENDERE DELLE DECISIONI”
“Attualmente ci sono molti giochi a ‘somma zero’ nella società - ha spiegato -, ovvero situazioni dove c’è un vincitore e uno sconfitto. Nel suo funzionamento globale, solidarietà e concorrenza devono però convivere. Il funzionamento della società deve rientrare in quella che Paolo VI chiamava “civiltà dell’amore”, dove ogni progetto individuale è orientato al bene di tutti”.
L’attenzione di Monari si è poi soffermata più nel dettaglio sul mondo delle imprese.
“Un’azienda - ha commentato - nasce dall'intuizione intelligente di qualcuno che si rende conto della carenza di un bisogno; questi allora inventa un modo di mettere insieme competenze diverse affinché questa mancanza venga colmata. L’impresa non è però rigida, col tempo è necessario migliorarla, trasformarla, altrimenti smette di funzionare o perde la propria natura originale: è qui che entrano in gioco le persone, che devono avere sì competenze ma anche motivazione e spinta a collaborare con gli altri".
"È fondamentale, inoltre - ha proseguito mons. Monari -, saper prendere delle decisioni. Questo implica rinunciare a qualcosa, per esempio optare tra la distribuzione equa della ricchezza o l’incentivo alla produzione. Non esiste una risposta sempre pronta, altrimenti si scade nell’ideologia; ogni situazione concreta ci deve spingere ad adottare la soluzione migliore. Bisogna prendersi la responsabilità della scelta, verso noi stessi, gli altri e le future generazioni".
"L'attività imprenditoriale - ha concluso - è preziosa perché risponde alla necessità della produzione continua di beni; tuttavia, proprio per questo ha bisogno di cura e impegno, sensibilità, correzione dei comportamenti sbagliati: in questo senso significa che è un talento da far fruttare”.

Pubblicato il 13 febbraio 2020

Federico Tanzi

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