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Arrivederci, don Giorgio! In Cattedrale il funerale del vescovo Corbellini

Fun Mons.Corbellini 11

Si sono svolte in Cattedrale nel pomeriggio del 16 novembre le esequie del vescovo mons. Giorgio Corbellini, 72 anni, piacentino di Viserano di Travo, presidente dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica.
A presiederle, il cardinal Konrad Krajewski, elemosiniere di papa Francesco.

Il vescovo mons. Gianni Ambrosio ha tenuto l’omelia. La riportiamo di seguito.

Carissimi fratelli, carissime sorelle

1. Affidiamo alla misericordia del Padre il fratello Giorgio Corbellini che nella sua vita di sacerdotale e di Vescovo ha servito il Signore e la sua Chiesa con amore e con dedizione.
Mons. Corbellini è figlio di quella lunga e bella tradizione presbiterale della Chiesa piacentina fatta di condivisione dei bisogni del popolo e al contempo di fedeltà all’identità sacerdotale e al sevizio della Chiesa.
Siamo qui in tanti, tutti toccati dall’amabilità del nostro caro don Giorgio, come egli amava farsi chiamare.
Ringrazio tutti voi che siete qui in preghiera per Lui, come molti altri che in queste sere sono andati a recitare il rosario. Insieme, come comunità cristiana, porgiamo le nostre condoglianze ai familiari a cui è sempre stato molto legato, fiero di appartenere al suo mondo contadino, ritenuto “ideale per nascerci e viverci”.

2. Chi ha avuto la possibilità di incontrare mons. Corbellini negli ultimi giorni della sua vita terrena, quando la malattia era molto avanzata in un corpo già indebolito, ha riferito che egli manifestava la sua spossatezza, lasciando intendere il desiderio di restare solo e di riporre la sua vita nelle mani del Signore: “In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum”. Queste ultime parole pronunciate da Gesù sulla croce prima di spirare sono riecheggiate nel cuore di Mons. Corbellini: era giunta la sua ora, dopo aver lavorato ed essersi speso per il bene di tutti, con una particolare sensibilità per i più bisognosi.
Oggi queste parole di Gesù diventano la nostra preghiera con cui lo accompagniamo nel suo passaggio da questo mondo al Padre, rendendo grazie al Signore per averci dato un testimone del suo amore, un servitore del Vangelo di vita e di resurrezione.
Con la sua disponibilità al servizio di Dio, della Chiesa e di ogni persona, don Giorgio ha espresso il suo amore in maniera semplice e immediata, con un contatto diretto e amichevole con tutti.
Nonostante i molti anni passati a Roma al servizio della Santa Sede e del Santo Padre, egli ha conservato un forte legame personale con la nostra comunità ecclesiale, con molte persone di questa sua e nostra terra, un legame ravvivato dall’amicizia e dalle molte occasioni di celebrazioni per una festa patronale o per amministrare il sacramento della confermazione. Fino a quando gli è stato possibile, ha sempre detto ‘sì’ ai tanti inviti a lui rivolti.

3. È stato proclamato il brano evangelico in cui Gesù dice ai suoi apostoli: “quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. Queste parole – servi inutiles sumus – sono state scelte da Mons. Corbellini come suo motto episcopale. Queste stesse parole sono state volute per il suo funerale, come egli ha indicato nel suo testamento spirituale.
La pagina evangelica esprime il primato di Dio e della sua grazia: il Signore è sempre più grande, il suo amore previene, anticipa e salva, la sua misericordia è sempre disponibile. Siamo servi inutili nel senso di essere servi per amore, senza un utile, senza un tornaconto o un guadagno: essere figli è il dono di Dio ed è grazia di Dio poter cooperare al suo progetto di salvezza, essere al servizio del Vangelo.
La gratuità del servo – di ogni ministero e della Chiesa tutta – è la testimonianza dell’amore di Dio che prolunga nel tempo il mistero dell’amore misericordioso di Dio. La gratuità è il segno dell’amore che si dona, è il sigillo di appartenenza vera al Signore Gesù e alla sua Chiesa. La gratuità, che ci fa servi per amore, ci rende compartecipi della missione di Gesù Cristo.
Con questa consapevolezza del servo inutile ha vissuto don Giorgio, “benedicendo il suo Signore per l’infinita misericordia con cui ha accompagnato sempre e dovunque la mia vita”, come ha scritto nel testamento. È lo stile del servo che compie il suo dovere con impegno, con semplicità e con umiltà. In questo modo, egli ha rivelato la sorgente da cui scaturisce il servizio evangelico, dall’amore gratuito di Dio, dalla sua bontà infinita: “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8).

4. Abbiamo ascoltato l’apostolo Paolo che ai cristiani di Efeso scrive: “Voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio”. Questa affermazione dell’apostolo è rivolta a tutti noi, battezzati in Cristo Gesù: è la grazia del nostro essere battezzati in Gesù Cristo, immersi nella morte di Cristo e partecipi della sua risurrezione.
In particolare questa verità illumina la nostra preghiera di suffragio per il nostro fratello, a cui diamo il nostro commosso saluto. Mons. Corbellini ha concluso il suo pellegrinaggio terreno e il suo esodo battesimale lo ha condotto alla terra promessa, alla casa di Dio e di tutti noi, figli del Dio vivente: ora egli è pienamente “concittadino dei santi e familiare di Dio”. Don Giorgio può abbracciare la sua mamma, come scrive nel testamento, “con tenerezza e intensa riconoscenza, donna semplice, alla quale devo moltissimo, in tutti i sensi. Ha sempre molto lavorato, e parlato poco”.

La Vergine Santa, a cui il vescovo Giorgio si è sempre affidato, lo accompagni nella Gerusalemme celeste all’incontro con il Signore Gesù e stenda il suo manto su tutti noi perché anche a noi sia concessa la grazia di custodire nei vasi di creta della nostra umanità il tesoro prezioso del Vangelo di Gesù, per il quale il vescovo Corbellini ha vissuto fino alla fine. Amen.

Foto Studio Pagani

Pubblicato il 16 novembre 2019

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