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Fake news: prodotte seicento al giorno

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Seicento fake news al giorno prodotte, ciascuna delle quali è condivisa in media 350 volte. E ancora: il 55% delle persone che almeno una volta in un anno ha condiviso una “bufala”. Sono dati, riferiti alla sola Italia, che aiutano a capire le proporzioni di un fenomeno che riguarda tutti - anche chi sui social non ci va -, quelli snocciolati dal giornalista Andrea Dossena, in apertura del convegno “Manipolazione dell'informazione e fake news: una minaccia per la democrazia?” organizzato il 4 aprile dalla facoltà di Economia e Giurisprudenza dell'Università Cattolica, in collaborazione con le Acli provinciali e il Movimento ecclesiale di impegno culturale di Piacenza.
Dopo i saluti rivolti agli studenti delle scuole superiori da parte di Anna Maria Fellegara, preside di Economia e Giurisprudenza, e di Piero Volta, vice presidente Acli, il prof. Antonio Chizzoniti, preside del corso di laurea magistrale in giurisprudenza, ha introdotto il tema dell'incontro. “Nelle scorse settimane, abbiamo organizzato con i nostri studenti due processi simulati partendo dall'utilizzo dei dati nella rete. Perché questi temi portano problematiche nella vita di tutti i giorni e dobbiamo esserne consapevoli sia come cittadini, sia come futuri professionisti”.
Consapevolezza che passa dalla conoscenza delle norme che regolano il sistema dell'informazione - in particolare quella veicolata dai social - e dagli strumenti che ognuno può adottare come antidoto alle fake news. Nozioni di alfabetizzazione digitale sono arrivati da Alessandro Candido, avvocato e assegnista in Istituzioni di diritto pubblico alla Cattolica di Piacenza, e da Marco Della Vedova, ricercatore in Computer science alla Cattolica di Brescia.
“Le fake news sono notizie intenzionalmente false - ha spiegato Candido -. Ma ciò che è falso non è detto che sia anche illecito, perché già la Dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1789 e poi anche l'art. 21 della nostra Costituzione, garantiscono la libertà di esprimere le proprie idee, anche quelle non vere”. Quello che non va bene è l'agire con dolo e commettere dei reati come l'ingiuria, la diffazione, il procurato allarme, la sostituzione di persona, per citare solo alcuni esempi. Chi costruisce le notizie false? “Sedicenti giornalisti per motivi economici, attivisti politici per propagandare idee e arrivare al potere, troll per divertimento”, ha elencato Della Vedova, aggiungendo che “i social media hanno caratteristiche che facilitano la diffusione delle fake news”. A partire dalla “filter bubble”, letteralmente bolla di filtraggio, nella quale gli utenti vengono esposti di meno a punti di vista conflittuali e isolati in mezzo alle informazioni che diversi modi loro stessi scelgono. E le soluzioni anti-bufale? Per Candido, non sono nell'istituzione di “un ministero della verità di orwelliana momoria” quanto piuttosto nell'incrementare “la partecipazione, usando maggior trasparenza possibile, pluralismo, e cercando di risalire sempre alle fonti senza guardare troppo ai «like»”. Sulla stessa linea Della Vedova che invita gli studenti a “cosiderare la fonte, verificare l'autore e approfondire la notizia”.

Matteo Billi

Pubblicato il 5 aprile 2019

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