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Lo sport è senza confini

Dall'Italvolley al Piacentino, acceleratore di integrazione

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“Credo che non esista una società sportiva piacentina che non abbia tra le proprie fila un giovane che sia nato qui, o emigrato dopo, con genitori di nazionalità straniera. I riscontri che abbiamo, parlando con tecnici e dirigenti, sono tutti positivi: attraverso lo sport si possono superare tante diversità culturali e di lingua”. Robert Gionelli, delegato provinciale del Coni, ne è convinto: “Lo sport è un grande acceleratore di integrazione”.
Dopo l’entusiasmo suscitato dalla Nazionale femminile di volley, perfetto esempio di modello multiculturale con le due atlete di origine africana Paola Egonu e Miriam Sylla - tanto che lo stesso capo dello Stato Mattarella le ha indicate come esempio di unità da perseguire in altri settori della vita pubblica - siamo andati a vedere com’è il termometro dell’integrazione attraverso la pratica sportiva.
“A volte in questo è perfino più efficace della scuola”, evidenzia Simone Zamboni, responsabile delle giovanili della Bakery Piacenza. Sulla stessa linea il maestro di judo Vincenzo Penna: . Pensiamo al problema della lingua: un bambino appena arrivato in Italia e messo in una quinta elementare faticherà senz’altro. Un bambino che viene a lezione in palestra, non ci mette molto a imitare e imparare un gesto”.

Pubblicato il 31 ottobre 2018

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