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L’uomo non è più
un orfano

Dal Vangelo secondo Giovanni (14,15-21)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti;
e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito
perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità,
che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce.
Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco
e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete,
perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io
sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva,
questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio
e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

La nostra vita e la Parola
vg14mag23Gli orfani e il Paràclito. Il mondo, dice Gesù, non può ricevere il Paràclito, lo Spirito della verità, perché non lo vede e non lo conosce. Ma il mondo chi è? Il mondo è l’uomo orfano, è l’uomo in cui è stato reciso il legame di amore che è alla sua origine, che è il punto di partenza su cui costruire, è l’uomo chiuso nella sua solitudine e nella sua autosufficienza. Chi è orfano deve arrangiarsi da solo, deve provvedere a se stesso, è uno che non ha una famiglia, non ha dei legami che lo fanno stare in piedi e quindi si deve inventare l’esistenza. Non ha il punto di partenza, non ha un amore da cui partire e quindi si deve costruire a partire da se stesso.
L’orfano è l’uomo che ha un vuoto là dove si originano i suoi pensieri, i suoi obiettivi, i suoi atti. E quando c’è un vuoto questo vuoto va riempito: così l’uomo tenta di colmare questo vuoto con tante idolatrie e alienazioni per rispondere e fuggire a ciò che manca. I discepoli hanno fatto nell’incontro con Gesù un’esperienza che li ha strappati da questa condizione di orfani. Ora che Gesù sta andando incontro alla passione, promette un altro Paràclito che abiterà presso coloro che lo amano, che hanno accolto il suo amore, si sono lasciati salvare e hanno risposto a questo amore. Questo Paràclito non solo starò accanto ai discepoli ma addirittura sarà in loro.


L’amore di Dio. “Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anche io lo amerò e mi manifesterò a lui”: a molti queste parole possono risultare incomprensibili, ma sicuramente chiariscono che la vita cristiana non è un compito da eseguire, un modello di vita a cui ispirarsi, dei principi morali da applicare.

All’origine della vita cristiana c’è una relazione di amore con delle persone. L’amore di Dio non è una frase fatta appesa per aria da prendere come slogan: è un’azione di Dio che entra nella vita degli uomini e li salva. C’è la passione di Dio per l’uomo all’origine della storia di salvezza in cui noi siamo inseriti come in un fiume di grazia. Tutto questo essendo mosso dall’amore non può che muoversi dentro allo spazio della libertà: non esiste un amore che possa essere imposto, perderebbe la sua condizione essenziale.
Per questo Tertulliano scriveva “Tam Pater nemo, tam pius nemo”, “nessuno ci è tanto Padre come lui, nessuno ha tanta pietà di noi come lui. Egli accoglierà dunque te, figlio suo, sebbene tu abbia gettato via a piene mani quanto avevi da lui ricevuto; per quanto tu sia tornato nudo, egli ti accoglierà, perché ritornasti; e proverà letizia maggiore del tuo ritorno, che di tutta la saggezza di un altro figlio suo”. È infatti la misericordia l’amore nel quale siamo chiamati a vivere.


Don Andrea Campisi

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