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Madre Emmanuel: «con l'eucaristia siamo gli uni con gli altri senza essere giudicati»

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“Il Signore ci chiede di essere noi stessi fino in fondo: così, attraverso l’eucaristia, ci permette di essere gli uni con gli altri senza essere giudicati”. Con queste parole madre Maria Emmanuel Corradini, nel corso della catechesi di sabato 4 marzo nella chiesa di san Raimondo, ha spiegato l’importanza dell’eucaristia e della comunione, cuore della Chiesa ed essenza del cristiano. “Gesù si consegna a noi – ha proseguito – non ci chiede di capire ma di credere che Lui, sulla croce, ha portato tutti i nostri peccati. Non c’è più niente da pagare, ha pagato tutto lui. Il suo sacrificio raccoglie tutti i sacrifici del mondo. Possiamo solo inginocchiarci e rimanere in silenzio, guardare all’amore che Dio ha per noi e non scappare”.

La presenza del male non cambia il progetto di Cristo

“Nell’Ultima Cena Gesù non era cieco di fronte alla tempesta che si avvicinava. Sapeva bene della contrapposizione, delle ostilità e del rifiuto che si stavano addensando contro di lui”, ha detto madre Emmanuel commentando i primi cinque versetti del tredicesimo capitolo del vangelo di Giovanni.
“Satana era già presente: nel momento della massima espressione di amore, il male era presente. Ma la presenza del male non ha portato Gesù a spostare il suo progetto, non ha bloccato il suo amore: «li amò sino alla fine», Gesù non abbandonò i suoi discepoli. Fino alla fine siamo nel piano di salvezza di Cristo. È il compimento spirituale di un «sì» totale che Gesù pronuncia verso il Padre. Nella Lavanda dei piedi Gesù depone le vesti e si fa schiavo per renderci, davanti a Dio e ai nostri fratelli, idonei al convitto e capaci di stare insieme. Veniamo lavati nel momento in cui ci lasciamo piegare per essere idonei ad andare nel convitto eucaristico. E non spetta a noi dire se un’altra persona è idonea, ci pensa Gesù a prepararla e a salvarla”.


Un cammello passa dalla cruna dell’ago

Michele Gesualdi, politico e sindacalista, fu uno dei primi sei allievi di don Lorenzo Milani. Nei suoi scritti c’è la narrazione dell’ultimo giorno di vita del priore di Barbiana, una pagina di profonda intimità. Gesualdi racconta che don Milani sentiva di essere prossimo alla morte, sapeva di dover morire per una emorragia interna e questa era arrivata. Gli mostrò le sue ferite e, dopo alcuni lunghi secondi di silenzio, gli disse: “Ti rendi conto, caro, cosa sta avvenendo in questa stanza?”.
Gesualdi rispose “Te che stai morendo”. Ribatté don Milani: “Povero caro, non capisci nulla. In questa stanza c’è un cammello che passa dalla cruna dell’ago. Non lo raccontare a nessuno”. “Possiamo passare dalla cruna di un ago anche se siamo un cammello, se ci siamo affidati alla misericordia di Dio”, ha commentato madre Emmanuel. “Il rifiuto viene dalla superbia di Pietro, che dice «Non mi laverai mai i piedi» perché non vuole che Gesù si abbassi per terra. Ma Gesù smaschera quella falsa umiltà di Pietro che non gradisce il perdono gratuito, pensando di farcela da solo, e gli risponde: «Se non ti laverò non avrai parte con me»”.


Vivere l’Oggi di Dio

“Com’è possibile che il suo sangue sia per me salvezza? Gesù trasforma un fatto illogico in un atto d’amore, col quale permette alla mia vita di salvarsi. La morte rimarrebbe incomprensibile senza il segno della resurrezione. Morte e resurrezione compongono un mistero unico che non si può spezzare. Quando lo celebriamo, Lui è vivo. L’eucaristia è sperimentare la resurrezione: Cristo ci salva oggi, dobbiamo vivere l’oggi di Dio. Il rapporto con Dio è nuovo oggi. Oggi Gesù viene a me con la sua morte e resurrezione. In una piccola ostia abbiamo tutto Gesù: nulla è più importante dell’Eucaristia. Lo Spirito Santo trasforma quel pane e vino che abbiamo portato all’altare nel corpo e sangue di Cristo, ma su quell’altare noi portiamo tutta la nostra vita, perché sappiamo che lì, in quel momento, tutto verrà trasformato. Il Signore ci chiede di essere noi stessi fino in fondo: così, attraverso l’eucaristia, ci permette di essere gli uni con gli altri senza essere giudicati”.

Perché celebriamo la messa?

“Il mondo è così disumano perché ha messo fuori l’amore di Dio – ha affermato la badessa – l’eucaristia ha salvato persone rinchiuse in carcere, nei gulag, in guerra”. Il cardinale vietnamita mons. Francois-Xavier Nguyen Van Thuan, nei tredici anni in cui fu prigioniero del regime comunista, non volle rinunciare a pregare, celebrare la messa e amare i suoi carcerieri. Una missione simile a quella che si trovò di fronte padre Pier Luigi Maccalli, prigioniero per due anni in Mali e ospite a Piacenza nel luglio 2022. Van Thuan riuscì a farsi consegnare il pane e il vino per la messa e, nell’incredulità delle guardie che lo tenevano recluso, non smise mai di praticare l’amore. “Perché celebriamo la messa? Qual è lo scopo dell’Eucaristia?”, conclude madre Emmanuel. “Gesù vuole regalarci la comunione col Padre, col Figlio e lo Spirito Santo non solo per un momento, ma per sempre. Quando moriremo, vivremo nella comunione della Santissima trinità per sempre. Solo questo ci può dare vita e speranza, ci può mantenere in piedi”.

Francesco Petronzio

Nella foto, madre Emmanuel durante il suo intervento nella chiesa di San Raimondo.

Pubblicato il 5 marzo 2023



Per informazioni
Link all’articolo su padre Maccalli:
bhttp://www.ilnuovogiornale.it/archivio-articoli/in-primo-piano/8933-padre-maccalli-sotto-lo-sguardo-di-dio-mi-addormentavo-ogni-sera.html

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