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Mons. Dosi: «dal Concilio è nata l'ora dei laici»

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“Dal Concilio Vaticano II è scaturita la cosiddetta «ora dei laici»": così ha esordito Mons. Celso Dosi, preside della Scuola diocesana di formazione teologica, nel presentare, il 23 febbraio nel Seminario di via Scalabrini a Piacenza, l’incontro sul tema “Laici in cammino nel solco del Concilio”, dove si sono ascoltate alcune testimonianze provenienti dal mondo dei movimenti e delle associazioni ecclesiali. All’iniziativa, promossa da Ufficio catechistico e Ufficio scuola della diocesi, Scuola di formazione teologica, Collegio Alberoni e Il Nuovo Giornale, sono intervenuti: Giuliana Masera, docente al corso di laurea in infermieristica all’Università di Parma (legata alla parrocchia di Fiorenzuola), Massimo Seccaspina educatore, presidente della Scuola parentale Giovanni Paolo II, parrocchia della SS. Trinità (Cammino neocatecumenale), Sandro Spezia, direttore di UNICHIM, Associazione italiana per l’unificazione nel settore dell’industria chimica (Azione Cattolica) e Matteo Venturi, responsabile di produzione in un’azienda metalmeccanica (Comunione e Liberazione).

Il Concilio come una nuova Pentecoste

Come laica adulta inserita in parrocchia, ha preso la parola Giuliana Masera cresciuta alla scuola di mons. Luigi Bergamaschi, parroco di Fiorenzuola d'Arda dal 1964 al 1991. “Noi giovani di allora, - ha affermato Masera - poco più che adolescenti, cominciavamo, grazie a don Luigi, a prendere conoscenza dei documenti del Vaticano II, e don Bergamaschi pubblicò una lettera, sul periodico parrocchiale “L’Idea” nel 1985, che mi è rimasta ancora impressa”.
Nella sua lettera, don Bergamaschi parlava del Concilio come una nuova pentecoste e pensava ad una chiesa che doveva ritornare, attraverso lo Spirito, al cenacolo e alle sue origini.
“Così - ha aggiunto Giuliana - don Luigi ci educava e conduceva la comunità a non essere una chiesa dispensatrice di prestazioni, ma una chiesa partecipata, espressione di servizio e di amore. Ma per tradurre il Concilio in vita di chiesa serviva un cambiamento di mentalità per questo ci ha educato alla corresponsabilità, alla lettura dei segni dei tempi. La missione cittadina a Fiorenzuola - ha aggiunto Masera - del 1983-84 è stata una esperienza straordinaria, un’occasione importante, di apertura all’esterno, di dialogo e ascolto delle diverse realtà cittadine, di fecondità spirituale e di crescita ecclesiale”.

Da quel periodo sono passati 40 anni ed il contesto sociale è profondamente cambiato, ma per Giuliana rimangono ancora impresse le parole chiave di don Luigi: corresponsabilità, ascolto, dialogo, cambiamento, attenzione all’ uomo e sogno che sono espressioni sempre profetiche e di straordinaria attualità. “Spero che il sogno di don Luigi - ha evidenziato Masera - possa aiutarci ancora a compiere il disegno del Concilio anche nel Sinodo che stiamo vivendo”.
“Continuerò a sognare che la comune esperienza eucaristica, faccia crescere il gusto dell’ascolto della parola di Dio per costruire la citta dell’uomo in attesa della citta perfetta. È la mia ragione di vita, continuerò a spendermi con tutte le forze fino all’ultimo giorno”: con queste intense parole di mons. Bergamaschi Giuliana Masera ha terminato il suo intervento.


Un catecumenato che porta ad una fede adulta

Dalla fioritura di movimenti nella stagione del Concilio Vaticano II è nata anche l’esperienza del Cammino Neocatecumenale di cui ne ha parlato Massimo Seccaspina della parrocchia della SS. Trinità di Piacenza.
“Faccio parte del Cammino dal 1982 - ha detto Seccaspina - e vi sono arrivato dopo l’incontro con don Antonio Tagliaferri che mi ha cambiato la vita”.
Il Cammino neocatecumenale è un itinerario di formazione nato, proprio alla fine del Concilio Vaticano II, in Spagna  su iniziativa del pittore Kiko Argüello, di Carmen Hernández e del presbitero italiano Mario Pezzi.
È un itinerario di fede che si prefigge la riscoperta del battesimo, e per Statuto è rivolto principalmente a:
quelli che pur battezzati si sono allontanati dalla Chiesa;
quelli che non sono stati sufficientemente evangelizzati e catechizzati;
quelli che desiderano approfondire e maturare la loro fede;
quelli che provengono da confessioni cristiane non in piena comunione con la Chiesa cattolica. Sempre secondo i fondatori: “il Cammino Neocatecumenale non è un movimento o un'associazione, ma uno strumento nelle parrocchie al servizio dei Vescovi per riportare alla fede tanta gente che l'ha abbandonata”.
“Il Cammino - ha precisato Seccaspina - è un tentativo di risposta alle criticità come: la desacralizzazione, la scristianizzazione, la crisi di fede, evidenziate dal Concilio Vaticano II. Le risposte si trovano nel rinnovamento della prassi liturgica, nel rimettere al centro il mistero pasquale, nella volontà missionaria e nell’ecumenismo. Una caratteristica del cammino - ha aggiunto - è la proposta di catecumenato per tappe, secondo l’esempio della chiesa primitiva, per una riscoperta della potenza del battesimo, e di un percorso che porta alla fede adulta”.

Il primato della coscienza e la responsabilità dei laici

Parlando di Azione Cattolica, Sandro Spezia, ha ricordato la storia di questa importante associazione laicale che negli anni 50’ aveva tre milioni di aderenti.
“Un bacino ampio - ha precisato Sandro - in cui confluivano diversi modi di vedere e varie posizioni: da Gedda a Carretto, dalla Fuci alle Associazioni femminili. Tutto ciò provocò tensioni, crisi e fratture che hanno portato, già prima del Concilio, a delle modifiche dell’Azione Cattolica. Il Vaticano II accentuò il rinnovamento di un mondo laicale che era già in fermento”.
Nato nel 1962, Spezia ha affermato di sentirsi parte di questa storia che ha vissuto in prima persona, e l’associazione ha fatto proprie, dal Vaticano II, il primato della coscienza e la responsabilità dei laici.
“La stagione del Concilio - ha evidenziato Sandro - per l’Azione Cattolica si è tradotta nella scelta religiosa, interpretata da molti come fuga dal mondo. Invece - per Spezia - è stata proprio l’opposto: Lazzati e Bachelet sono state persone inequivocabilmente impegnate nel mondo. Lavorando nella società - ha proseguito - si vive per la chiesa e la costruzione del regno di Dio. Quindi la vita cristiana non si misura su quante ore si vive in parrocchia, il sale della terra non sta solo in sagrestia”. In questo modo Spezia ha sottolineato l’impegno sociale dei cristiani, ricordando la figura, per la diocesi di Piacenza-Bobbio, di don Eliseo Segalini che diceva: “Il cristiano deve sapere dove passa la storia e andare proprio lì”.

Tenere insieme carisma e autorità

“Vengo da un piccolo paese sulle colline della Romagna, ultimo di quattro fratelli che già facevano esperienza di CL, ma di cui io ero lontano. Dopo una vacanza, propostami da mia sorella, con il gruppo di gioventù studentesca sono rimasto affascinato dal movimento”: così si racconta Matteo Venturi, Responsabile locale di CL, 37 anni, sposato da 8 anni con Mira: tre anni fa la proposta di un affido di un bambino di 4 anni a cui Matteo e Mira hanno risposto sì.
“Grazie alla compagnia che ti aiuta a crescere, ma soprattutto all’incontro con Cristo che è il fondamento del nostro agire da cristiani, ho scoperto, con cuore grato, la mia vocazione nel matrimonio e l’appartenenza alla chiesa che non è un riparo dal mare aperto, ma un invito ad uscire”.
Riprendendo le parole di papa Francesco, Venturi ha ricordato come don Giussani ha  “insegnato ad avere rispetto e amore filiale per la Chiesa e, con grande equilibrio, ha saputo sempre tenere insieme il carisma e l’autorità, che sono complementari, entrambi necessari. Senza autorità si rischia di andare fuori strada - ha osservato il papa - ma senza il carisma il cammino rischia di diventare noioso, non più attraente per la gente di quel particolare momento storico”.
Infine papa Francesco ha chiesto a noi di Cl “un aiuto concreto per questo tempo”: “Vi invito ad accompagnarmi nella profezia per la pace, nella profezia che indica la presenza di Dio nei poveri, in quanti sono abbandonati e vulnerabili, condannati o messi da parte nella costruzione sociale; nella profezia che annuncia la presenza di Dio in ogni nazione e cultura, andando incontro alle aspirazioni di amore e verità, di giustizia e felicità che appartengono al cuore umano e che palpitano nella vita dei popoli. Arda nei vostri cuori questa santa inquietudine profetica e missionaria”.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 26 febbraio 2023

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