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In Turchia dove la Chiesa è cresciuta ai suoi inizi

in turchia


14 giorni nei luoghi in cui le prime comunità cristiane hanno visto l’alba. Un tuffo nel libro degli Atti degli Apostoli, da Antiochia alla Cappadocia, tra chiese scavate nella roccia e centinaia di mongolfiere colorate. Aperta a chiunque fosse interessato, l’esperienza è stata organizzata da “Amici del Medio Oriente Onlus”, associazione fondata dal vescovo gesuita Paolo Bizzetti, da sette anni vicario apostolico dell’Anatolia in Turchia nonché dotta guida e figura di riferimento del viaggio.
A dare il la, il desiderio della comunità vocazionale di integrare gli studi dei seminaristi con una formazione alternativa e concreta, una formazione sul campo è proprio il caso di dire. A partire per quelle terre dalla roccia vulcanica, dall’11 al 24 luglio, una ventina di persone, provenienti da tutt’Italia, tra sacerdoti, seminaristi, appassionati di patrologia e studenti di teologia.
Da Piacenza don Alessandro Mazzoni, segretario del vescovo mons. Cevolotto e responsabile del Servizio diocesano per la Pastorale giovanile e vocazionale e due seminaristi piacentini, Simone Monica e Pietro Dotti.

Immersi nei primi due secoli della cristianità
“Noi ci siamo mossi nell’ambito che interessa i primi due secoli della cristianità - racconta Pietro Dotti - quando i primi discepoli lasciano Gerusalemme per Antiochia, baricentro di scambi culturali, commerciali, ideologici e vero centro della vita della Chiesa delle origini”. Esperienza impegnativa, bella e preziosa la definisce il seminarista. “Una grande opportunità vedere nel concreto luoghi solitamente distanti e conosciuti esclusivamente tramite le pagine dei libri. Non capita tutti i giorni - prosegue - collegare visivamente studi e narrazioni a luoghi fisici, scene e città”.
Ciò che più ha impressionato Pietro è l’aver sperimentato l’attualità di un passato che è rimasto presente e di una storia che, mai dimenticata, continua a parlare. “Alcune dinamiche sono rimaste le stesse dopo 2mila anni. Antiochia è tuttora quella città al centro di scambi. Problematiche affrontate dalla prima comunità di cristiani ritornano ancora, portando dialogo e confronto. Ancora oggi lì ci si interroga sui cibi leciti (o illeciti) per i cristiani” - dice in chiusura.

Una Chiesa davvero piccola che custodisce la presenza di Dio
Per don Alessandro Mazzoni, un’esperienza che apre grandi orizzonti quella in Anatolia, “la Terrasanta della Chiesa”, la chiama. “In Palestina nasce e cresce Gesù - esordisce - ma è da quelle montagne carsiche e piene di grotte che nasce e si sviluppa l’esperienza della Chiesa per come la conosciamo noi”.
Importante, per il mondo di oggi, l’insegnamento della Chiesa delle origini, a detta del sacerdote piacentino. “Essa si è mossa nella prospettiva dell’integrazione e ha saputo rileggere le complessità del tempo in chiave sfidante, non antagonista”.
Anche un altro l’insegnamento che don Mazzoni sembra essersi portato a casa… “La comunità cattolica che ci ha illustrato il vescovo mons. Bizzetti è piccola - i preti non arrivano a una decina - ma c’è. Questo deve ricordarci che non ci dobbiamo pensare come la Chiesa di popolo, come quelli in maggioranza - prosegue - perché magari in futuro ci conteremo, ovunque nel mondo, sulle dita di una mano”.
Dunque, non è la quantità di fedeli a contare. Ad averlo commosso più di ogni altra cosa, la fedeltà degli ultimi due monaci rimasti a Tarso, città natale di San Paolo e che ha dato tanto alla Chiesa. In una terra in cui i terremoti hanno lasciato ben poco e in mezzo a città sepolte, ci sono due monaci che continuano a custodire la Presenza. “Mi ha commosso - conclude così - la loro fedeltà alla chiamata. Il loro essere cristiani lo testimoniano l’uno all’altro, stando lì; gran bell’esempio”.

Elena Iervoglini


Nella foto, Simone Monica, don Alessanro Mazzoni e Pietro Dotti durante il loro viaggio in Turchia.

Pubblicato il 3 agosto 2022

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