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Ciao «Camo», anche per noi «il tempo si è fatto breve»

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Era gremito di gente il giardino antistante la chiesa di Nostra Signora di Lourdes a Piacenza per la messa di domenica 21 giugno alle ore 18.30 a tre mesi dalla morte del parroco don Paolo Camminati a soli 53 anni in seguito al coronavirus. La celebrazione è stata organizzata dalla parrocchia di Nostra Signora di Lourdes con la preparazione di un servizio d’ordine e di accoglienza che ha permesso ai tanti partecipanti di vivere al meglio il momento.

È morto nel primo giorno di primavera

“Sono passati tre mesi dal 21 marzo e da quelle ultime speranze di una sua guarigione - ha detto l'amministratore parrocchiale don Fabio Galeazzi nell’omelia -: allora avremmo avuto bisogno di un tempo come questo, in cui sentirci presi per mano e accompagnati dal Signore. Oggi ci facciamo guidare dalla Parola: Gesù nel Vangelo ci ricorda che perfino i capelli del nostro capo sono tutti contati, e questo vuol dire che ogni cosa è passata per la mente di Dio, anche le più terribili. Che cosa aveva in mente Dio questa volta?”.

“Ho cercato di rispondere – ha proseguito - guardando a una coincidenza curiosa: don Paolo ci ha lasciati il 21 marzo, primo giorno di primavera, e oggi ci troviamo qui nel primo giorno d’estate. Possiamo dire che, più che una primavera, in questi mesi abbiamo vissuto un inverno, ma dopo ogni inverno c’è sempre una rinascita, una nuova vita. Questo non ce lo diciamo per consolarci, ma perché ci è stato detto a partire dal primo giorno in cui Cristo è risorto da morte: sappiamo che la morte non è la fine, è solo un nuovo inizio”.

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La nostra chiamata: essere “mangiati”

“Pensando a «Camo» - come tutti chiamavano don Paolo - mi torna in mente il tempo in cui si è speso per la Chiesa e per tutti quelli a cui ha voluto bene. Era difficile stargli dietro: se aveva delle energie doveva consumarle; non si è mai risparmiato, ha dato tutto a tutti. Anch'io ho ricevuto tanto da lui all'inizio del mio ministero sacerdotale. Noi vorremmo ancora nutrirci dalla sua persona di tutto ciò che ci ha donato, ma questo è il giorno dell’estate dello spirito: come vivere questo momento, se non nutrendoci del Corpo di Cristo?”.

Come cristiani – sintetizziamo il pensiero del celebrante – siamo chiamati a spenderci per gli altri, a essere “mangiati”, e non tanto a conservarci in frigorifero, chiusi in noi quasi per paura, con il rischio poi di “scadere” come accade per tanti prodotti alimentari. L’esperienza di don Paolo ci porta a pensare che anche per tutti noi “il tempo si è fatto breve”, che non dobbiamo indugiare a dare la nostra risposta al Signore.

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“Il suo desiderio? Costruire una comunità”

La comunità parrocchiale, al termine della celebrazione, ha voluto ricordare tutto l’impegno di don Paolo per far crescere la comunità, curando in particolare i giovani, il Consiglio pastorale (“lo coinvolgeva perché non voleva imporre scelte dall’alto”), e le opere caritative che da esso sono nate, come la Casa per lavoratori precari che da tempo la comunità di Nostra Signora di Lourdes ha in progetto di avviare, e a cui sono state devolute le offerte raccolte durante la celebrazione.

Dopo un ultimo ringraziamento da parte del vicario generale mons. Luigi Chiesa a nome di tutto il presbiterio della diocesi, don Fabio ha ricordato un’ultima volta l’impegno di “Camo” per la comunità: “Il suo più grande desiderio era che questa parrocchia vivesse come comunità: la celebrazione di oggi testimonia quanto ci ha fatto crescere, perché un evento del genere non sarebbe stato possibile senza l’impegno di tutti”.

Alberto Gabbiani

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Pubblicato il 21 giugno 2020

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