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Il pope Misanj: uniti nello spirito

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Il pope Kliment Misanj della chiesa ortodossa macedone di Piacenza ci racconta come sta vivendo la sua comunità. Lo raggiungiamo alle 20.30 di sera, dopo il suo turno di lavoro alla Valcolatte di Valconasso, una delle aziende alimentari che non si è fermata in questo tempo di corona virus. La chiesa ortodossa, a livello generale, raccomanda a tutti i fedeli di attenersi alle direttive dell’Oms e a quelle che vengono emanate dalle autorità civili dei vari Paese ed esprime la gratitudine a tutti coloro che, con grande spirito di sacrificio, lavorano nel campo della salute, ai medici, agli infermieri e ai ricercatori, che si stanno adoperando per affrontare la nuova pandemia e curarla. Quindi anche a Piacenza, per gli ortodossi macedoni, la divina Liturgia non si può celebrare nella chiesa di San Fermo, in piazza Cittadella, loroluogo di culto. “Contatto - commenta Kliment - in questi brutti tempi, i fedeli con il cellulare e via mail e restiamo uniti nella comunione spirituale”.
Padre Kliment, 47 anni, sposato, padre di tre figli, non ha problemi ad ammettere che la sua vocazione è nata dalla scoperta della Bibbia che lo ha spronato ad iniziare gli studi di teologia. “Cosa è successo? "Dio mi ha toccato. Come, solo lui lo sa", afferma il pope. In questo periodo fa appello alla parola di Dio e alla preghiera per trovare uno spiraglio di luce.
L’intera Chiesa europea, ortodossa macedone, si è data appuntamento alle 22 di ogni sera per una preghiera insieme anche se distanti. “Non c’è un collegamento - aggiunge Kliment - con i mezzi tecnologici, ma siamo uniti lo stesso nello spirito. Alla domenica celebro la divina liturgia in casa con la mia famiglia e anche questo è un momento forte, di orazione che mi consente di raggiungere tutti i fedeli spiritualmente”.
La comunità macedone sta pregando ogni giorno per tutto il mondo, per tutti quelli che soffrono, per i malati e coloro che si trovano in difficoltà.
“È un momento difficile - continua il pope - è un passaggio epocale, però c’è la possibilità di recuperare i rapporti con la propria famiglia che spesso abbiamo tralasciato per gli impegni lavorativi. Ci sentiamo uniti, abbiamo maggior tempo per riflettere e il corona virus ci sta facendo capire le cose più importanti da vivere”.
“Abbiamo compreso - sottolinea Kliment - che siamo troppo piccoli per cambiare il mondo, questo evento ha ribaltato le nostre vite e ci ha fatto mettere i piedi per terra. Ci fa capire che siamo solo un piccolo granello di sabbia nei confronti dell’universo, del tempo e dello spazio”.

Pubblicato il 31 marzo 2020

Riccardo Tonna 

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