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Fidiamoci di Dio

fiducia

Importante nel giorno di San Giuseppe celebrare la solennità di un padre, espressione più grande dell’amore di Dio verso di noi.
Come abbiamo bisogno in questi giorni di sentire la vicinanza di Dio Padre che si prenda cura dei suoi figli, aiutandoli ad attraversare la prova!
Non si tratta di liberarci dalla morte, ma di renderci capaci di affrontare la vita.

Gesù e Giuseppe ci insegnano di non temere.
Non temere significa compiere un atto di fede in Dio e abbandonare le convinzioni che s’insinuano nella nostra testa, anche quando sono pensieri buoni; Dio sposta le nostre aspettative singolari in una dimensione universale così che Giuseppe non sarà solo il padre putativo di Gesù, ma di un’intera generazione di figli, un custode.
Non temere, significa assumere in noi la vita di Maria introiettando così la forza per sopportare una situazione pesante.
Gesù fu accompagnato ad attraversare la morte non ne fu risparmiato, fu sollevato nel prendere la Croce.

 

Tante volte confondiamo l’essere esonerati da un dolore o da una fatica con l’essere sorretti per oltrepassare il buio di quella certa condizione critica; ma è proprio il buio che permetterà di leggere le opere di Dio.
Assumere e accogliere le difficoltà di oggi significa allora non temere una casualità fortuita, ma riceverla dalle mani di Dio, sapendo che Dio è in quella situazione e diventerà il nostro progetto di vita.
Questo progetto ti cambierà, ti accompagnerà, Dio sarà dentro la tua vita e porterà a un grande cambiamento nel tuo presente.
Ciò che viene da Dio è opera dello Spirito Santo sotto forma di forza, intelletto, sapienza, ogni dote necessaria per affrontare qualsiasi momento senza farci trasportare dal caos.
Fidarci di Dio significa vedere nelle manifestazioni della vita una possibilità in cui Dio vuole la salvezza del suo popolo.
Non siamo soli allora.

La Santissima Trinità e la comunione dei santi giungeranno nella nostra vita con l’Eucaristia, accettando che Dio ne sia il volto più limpido.
La storia del mondo allora non sarà segnata dal male e dalla morte, ma sarà illuminata dalla vita presente ed eterna di Dio.

Giuseppe non aveva capito molto più di noi oggi, ma Dio era più importante della sua stessa vita, questo sì, e ha fatto ciò che Dio gli ha comandato, sposando totalmente la sua volontà.
Quante occasioni questa epidemia ci offre per fare molto di più di quello che le nostre mani potrebbero fare.
Se accogliamo Dio dentro la nostra vita con la preghiera, possiamo raggiungere tutti e trasmettere amore, prendendoci a carico davvero ciascuno dei nostri fratelli.
Gesù può essere la nostra vocazione alla paternità di Dio, esercitiamola.

Estratto dalla Lectio mattutina
di madre Maria Emmanuel Corradini,
abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo,
del 19 marzo 2020

a cura di
Gaia Leonardi


Pubblicato il 25 marzo 2020

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