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Dalla scuola alla parrocchia, don Giovanni Cordani testimone di Dio

È morto il 7 marzo all’ospedale di Castel San Giovanni

don Cordani

È morto nel tardo pomeriggio di sabato 7 marzo all’ospedale di Castel San Giovanni don Giovanni Cordani, parroco di Rivergaro. Nato il 23 luglio 1038, aveva 83 anni e guidava la parrocchia di Sant’Agata nel paese della val Trebbia.

Vi era giunto nel 2002 reduce dal suo lungo impegno come insegnante e come preside nel mondo scolastico a San Donato alle porte di Milano. Sofferente per un problema di natura cardiopatica, si era sentito male nei giorni scorsi ed era stato ricoverato all’ospedale dove era risultato positivo al coronavirus. È stato poi ricoverato in terapia intensiva a Castel San Giovanni dove è morto.

Ordinato sacerdote alla vigilia del Conclio

Il sacerdote, originario di Cordani di Groppoducale, a poca distanza da Prato Barbieri, era subentrato a don Angelo Ferrari, alla guida della parrocchia Sant’Agata e del piccolo centro di Rallio. Viveva una stretta collaborazione con don Giuseppe Lusignani, parroco a Pieve Dugliara, prima nell’ambito dell’Unità pastorale e ora nella neonata Comunità pastorale.

Ordinato sacerdote nel giugno 1962, un anno prima del Concilio Vaticano II, don Cordani era stato assegnato come vicario parrocchiale a Varsi sull’Appennino parmense. Nel ‘63 era passato sulle rive del Po a Caorso e alcuni anni più tardi a San Giovanni in Canale nel cuore di Piacenza.

A Milano grazie a don Gino Rigoldi

Era giunto nella parrocchia di San Donato nel settembre 1973 grazie a un accordo tra le diocesi di Piacenza e di Milano. “Era un «prestito» che doveva durare tre anni, e invece è durato 30 anni – spiegava in un’intervista al nostro settimanale - . Ringrazio Dio del tempo vissuto a San Donato, mi sono trovato bene e ne sono contento. Rientro a Piacenza in età non più giovane, in spirito di obbedienza al mio Vescovo”.

Don Cordani approdava così a San Donato, dove era parroco don Santo Conti, che lo accolse su indicazione di don Gino Rigoldi, anch’egli giovane prete, divenuto poi cappellano dell’Istituto penale per minorenni Beccaria e impegnato su più fronti nell’area del disagio in aiuto ai giovani.

“A quel tempo avevo 36 anni, ero più snello, si fa per dire, e avevo ancora una discreta chioma in testa” – diceva don Cordani con quella capacità di saper sorridere di sé che caratterizza chi si lascia guidare dallo Spirito. Nella parrocchia alle porte della metropoli lombarda seguiva il gruppo liturgico e collaborava nella benedizione delle famiglie. Si era subito inserito nella scuola prima come insegnante di religione e poi di lettere.

L’entusiasmo dell’educatore

“Di quegli anni – raccontava - ricordo le attività di animazione spirituale, che si svolgevano all’oratorio Paolo VI, allora diretto da don Mario Garavaglia. Le esperienze più significative, per il numero di studenti coinvolti, sono stati il cineforum negli anni ’70 e ‘80 e i viaggi d’istruzione, molti dei quali all’estero. Nel 1982 ben sei pullman, per un totale di 317 studenti dell’Istituto omnicomprensivo, sono andati a Parigi per una settimana. Il gradimento degli studenti per queste iniziative era grandissimo”.

Il grazie alla vita

“L’esperienza che più ha inciso sulla mia vita – sottolineava - è stato il contatto con i parrocchiani di una popolosa comunità: le diverse provenienze, la formazione culturale di notevole livello, la sensibilità spiccata di tanti per il volontariato, la collaborazione generosa e intelligente nell’attività pastorale, le molteplici esperienze per riscoprire la fede, mi hanno sempre entusiasmato e fatto apprezzare una comunità parrocchiale viva e dinamica, anche se talora percorsa da momenti di confronto dialettico. E poi, il clima di autentica fraternità e la generosità nel servizio alla parrocchia dei tanti sacerdoti incontrati e delle suore Serve di Gesù Cristo”.

“Sono stati anni – aggiungeva – in cui ho potuto viaggiare tanto, dai Paesi europei al Medio Oriente al Nord Africa con vari gruppi di parrocchiani desiderosi di gustare le bellezze artistiche e della natura, di vivere anche esperienze spirituali significative come i pellegrinaggi in Terra Santa, a Lourdes e Fatima. Porto incisi indelebilmente nel mio cuore i tanti volti di parrocchiani conosciuti con le loro storie, i loro drammi, le loro gioie, dei tanti che sono stati chiamati alla vita eterna e dei tanti che in svariati modi mi hanno dimostrato la loro simpatia. Chiedo scusa a chi involontariamente avessi offeso e ringrazio tutti. La mia casa a Rivergaro è sempre aperta”.

In ragione del decreto governativo del 08 marzo, il Vescovo si recherà per la benedizione della salma nella chiesa parrocchiale di Rivergaro alle 15.30 di domani, lunedì 09 marzo.
Non è possibile la partecipazione dei sacerdoti, dei diaconi e dei fedeli.
La messa esequiale sarà concordata con la comunità parrocchiale di Rivergaro a tempo opportuno, al termine della emergenza.
Salga a Dio misericordioso la nostra preghiera di suffragio per il caro confratello.

Pubblicato l'8 marzo 2020

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