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Dai lavoratori agli ideatori

Bellezza, educazione e nuove tecnologie: continua il corso Cives

civesFormicaMusaio

Continua a Cives la riflessione sulla bellezza: venerdì 15 novembre alle ore 20 all’Università Cattolica si parla di economia e bellezza con il professor Pierluigi Sacco dello Iulm di Milano.
Negli incontri precedenti il tema della bellezza è stato intrecciato con quello dell’educazione e delle nuove tecnologie.

Educare al bello

Marisa Musaio, docente di pedagogia dell’Università Cattolica di Piacenza, ha tenuto nel corso Cives una lezione di educazione alla bellezza.
Esiste un canale di dialogo tra bellezza ed educazione? Pare proprio di sì, nella sua esperienza didattica la professoressa ha creato diversi laboratori tra studenti, per sollecitare alla ricerca della bellezza, stimolando all’osservazione di ciò che ci circonda, nel tentativo di scoprire la bellezza nella nostra vita.

Bellezza intesa non solo come estetica, ma come qualcosa di soggettivo, una sorta di esperienza complessa e multidimensionale, che inizia dalle nostre impressioni e dalla nostra capacità d’immaginare. Essa è parte del nostro vissuto e non deve mai essere scontata o preconfezionata, come un certo modello di cultura vuole, ma è una sensazione che può nascere anche da una ferita, da un momento difficile, si plasma sulle nostre percezioni, in una continua ricerca che coinvolge la nostra capacità d’immaginazione.
La bellezza ci avvicina ad un vissuto ed ha un legame molto stretto con la meraviglia, essa non può essere mai scontata.

Oggi, osserva la docente, viviamo nella società dell’indifferenza, per questo la capacità di guardare e di condividere le emozioni risulta tanto importante, perché ci porta ad avvicinarci e ad apprezzare le diversità per oltrepassare i propri confini, i propri limiti e pregiudizi, guardando altrove.
La bellezza che viene ai nostri occhi, ad esempio attraverso l’arte, è spesso frutto di sofferenza, di vissuti profondi, di una storia, quella dell’artista, piena di emozioni.

Quali sono oggi gli elementi per poter educare al bello le nuove generazioni?
Per la docente è necessario creare un senso di coesione e di condivisione, è necessario non essere più spettatori ma fare delle esperienze “immersive” nella propria vita come protagonisti.
“La dimensione fondamentale per accedere alla bellezza - cita la relatrice- è saper vedere la forma dopo averla cercata, indagata, scrutata, interpretata e finalmente contemplarla e goderne di tutte le sfumature. Soffermarsi e non bruciare le esperienze, restare sulle cose per coglierne le forme ed apprezzarle appieno. Intravedere la possibilità di aprire una finestra sul mondo, con uno sguardo che va all’interno, senza fermarsi a ciò che semplicemente vediamo, per scoprire ciò che percepiamo, che sentiamo, che stiamo vivendo.

Bellezza è ricerca, è progetto, è partecipazione di un’esperienza interiore, in questo modo la sua dimensione ci aiuta a creare prossimità, vicinanza nel vissuto, non solo attraverso la condivisione sul web.

Bellezza e nuove tecnologie

Lo scrittore Piero Formica, docente di Economia dell’innovazione alla Maynooth University in Irlanda, ha portato a Cives la sua decennale ricerca accademica di una convergenza tra scienze fisiche, naturali ed umane, rivestendo per lui particolare interesse il concetto d’imprenditoria innovativa.
Questa idea esprime la necessità di un nuovo rinascimento in cui innovazione e creatività siano il frutto di un intreccio di differenti discipline come l’ingegneria, la matematica, le discipline umanistiche, con un filo invisibile che lega insieme filosofia e tecnologia, arte e scienza, matematica e musica.
Per il docente oggi è sempre più importante accompagnare le nuove generazioni, con spirito altruistico pari a quello dei mecenati rinascimentali, verso una rinascita imprenditoriale.

Grazie alle nuove tecnologie, le giovani generazioni hanno a disposizione potenti infrastrutture della conoscenza, ma la loro mente, solo se opportunamente allenata, potrà essere in grado di gestire le numerose incertezze del futuro.
Il corso Cives di quest’anno si è prefisso l’obbiettivo di “vedere e conoscere la bellezza intorno a noi”: il compito di Formica è stato proprio quello di mostrare una via per trovare una simbiosi tra innovazione ed arte, tra immaginazione, creatività ed invenzioni scientifiche.
Secondo il professore il nostro concetto di lavoro, di occupazione, è giunto al tramonto, l’ideatore prenderà il posto del lavoratore ed i curriculum delle nuove generazioni non saranno costituiti da una somma di competenze raggiunte ma piuttosto da un portafoglio d’idee, di visioni.
La scuola oggi purtroppo non è fondata sull’apprendimento ma piuttosto sull’insegnamento, non si basa sulle domande degli studenti ma piuttosto sulle risposte da dare ai professori.

Secondo Formica per essere ideatori non basta essere competenti, anzi a volte l’eccesso di specializzazione costituisce un limite all’immaginazione e rischia di farci sapere sempre di più di sempre di meno, conosciamo tutto di poco e perdiamo la visione d’insieme.
Nel prossimo futuro gli uomini si concentreranno nel creare contenuti, mentre la tecnologia digitale si occuperà della produzione di cose.
Le scienze non sono sufficienti se non si sposano con le arti liberali, le discipline si devono confondere tra loro ed è da questa simbiosi che nascono modelli mentali pronti a creare processi d’ideazione. Per questo Formica sostiene che è necessario investire in modo altruistico sul futuro per fare uscire l’economia dal suo disagio, senza badare esclusivamente alla redditività immediata, perché le innovazioni arrivano come un tornado da un esterno sconosciuto, è necessario abbandonare per un istante il bagaglio di conoscenze specialistiche per lanciarsi verso un ignoto senza mappe, sfruttando l’ignoranza creativa propria dell’uomo che si confronta con i suoi simili alla ricerca del nuovo, di stimoli, di bisogni latenti, forzando la curiosità.

Stefania Micheli

Pubblicato il 13 novembre 2019

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