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Da una pastorale di conservazione a una pastorale di proposta

L’intervento di Enzo Biemmi ai catechisti

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“Oggi non viviamo un’epoca di cambiamenti, ma un cambiamento di epoca”.
È la frase di papa Francesco con cui ha esordito Enzo Biemmi nel suo intervento a Piacenza nell’incontro di formazione con i catechisti.

Direttore dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Verona, membro della Consulta nazionale per la catechesi e presidente dell’Equipe europea dei catecheti, il relatore ha sottolineato come, negli anni Sessanta, al tempo della “monocultura” cattolica, tutti si sentivano, bene o male, cristiani e il catechismo era impostato come una scuola che preparava esclusivamente ai sacramenti.
Oggi invece stiamo vivendo una situazione di profondo cambiamento, di “rimpasto”.

Il catecheta Biemmi ha affermato che, senza rimpiangere il tempo passato, ci stiamo avviando verso una pastorale di scelta che nasce dalla conversione e dalla convinzione personale.
Si sta passando da una fede di transizione ad una fede più consapevole.

Il futuro per Enzo Biemmi sarà quello di un cristianesimo di minoranza dove tutto non sarà appoggiato non sulle strutture, ma sulle qualità relazionali che nascono dal leggere insieme il vangelo e l’iniziazione cristiana sarà un tirocinio, cioè un cammino progressivo per vivere cose nuove.

Simpatica la frase consolatoria rivolta ai parroci: “Era più facile fare il parroco 50 anni fa, sarà più facile ancora farlo fra 50 anni, quindi adesso ci è andata male...”.
Infatti, la realtà che stiamo vivendo attualmente è fondata su dati molto chiari: tre ragazzi su quattro dopo la Cresima se ne vanno, non hanno più una appartenenza alla comunità cristiana.
Quindi se solo uno su quattro accoglie il messaggio, non rimane che ricordare la parabola del seminatore dove solo una parte cade sul terreno buono. “Allora se è andata così a Gesù volete che vada meglio a noi?” è la divertente domanda che ha posto fratel Enzo ai catechisti presenti.
Siamo oggi, infatti immersi in una cultura che non trasmette più la fede, ma la libertà di scegliere il proprio cammino.

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Biemmi ha poi riportato le parole di un parroco: “Noi continuiamo a dare i sacramenti a tutti e il Vangelo a qualcuno. Siamo invece chiamati a dare il Vangelo a tutti e i sacramenti a qualcuno”.
Allora incontrare una comunità cristiana significa sentire l’annuncio del vangelo, riscoprire la bellezza della Parola insieme alle persone che si accompagnano.

Papa Francesco ricorda come sulla bocca del catechista deve risuonare il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti” (Evangelii Gaudium 164).
Secondo fratel Enzo il catechista accoglie le persone come sono ed è felice che arrivino nella comunità, inoltre bisogna diminuire tutte le ansie di comunicazione di verità e di dogmi che animano certuni.

“La centralità del kerygma – afferma ancora il Pontefice nel suo documento al numero 165 - richiede alcune caratteristiche dell’annuncio che oggi sono necessarie in ogni luogo: che esprima l’amore salvifico di Dio previo all’obbligazione morale e religiosa, che non imponga la verità e che faccia appello alla libertà, che possieda qualche nota di gioia, stimolo, vitalità, ed un’armoniosa completezza che non riduca la predicazione a poche dottrine a volte più filosofiche che evangeliche”.
Enzo Biemmi, riprendendo le parole del Papa, ha evidenziato, in maniera chiara, come l’amore salvifico di Dio è prima dell’obbligo religioso e ciò che fonda la fede cristiana non è la morale, ma l’annuncio che stare con Gesù ha un altro sapore e riempie di senso la vita.

Riccardo Tonna

Pubblicato l'11 febbraio 2019

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