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«Salute, clima, spazio: etica per un mondo di notizie responsabili», Nespoli a XNL

nespoli 

“Da ragazzo ho visto gli astronauti andare sulla Luna, e già si diceva tra 15 anni andremo su Marte. Sono arrivato alla pensione e ancora si dice tra 15 anni andremo su Marte…”: è un fiume in piena Paolo Nespoli, ex astronauta ESA e ingegnere, che ha raccontato una grande varietà di aneddoti sulle sue esperienze spaziali, il 26 novembre, nella seconda parte della giornata di formazione Ugis, Unione Giornalisti Scientifici, tenutasi a palazzo XNL, in via Santa Franca a Piacenza, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti e Fondazione Ordine Giornalisti dell’Emilia-Romagna e FAST- Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche, con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano.

Tre missioni nello spazio

Nespoli ha spiegato che i viaggi spaziali non sono così semplici e il tempo stimato per riuscire ad arrivare su Marte è di 8 -10 mesi. Inoltre non si sa come reagirebbe il corpo umano, e come sarebbe la convivenza in spazi ristretti in una missione che potrebbe nel complesso durare anche tre anni. “La terra - ha aggiunto - è un minuscolo granello di sabbia di fronte all’universo infinito e tutto ci pone dei grandi interrogativi”.
Nespoli ha partecipato a tre missioni per un totale di 313 giorni nello spazio, a bordo della Stazione Spaziale Internazionale a 400 km dalla Terra. La prima, è stata per 15 giorni, nel 2007. Ne sono seguite altre due: nel 2010 è rimasto a bordo della Stazione Internazionale per 157 giorni e nel 2017 per 139 giorni.

Salvaguardare il confine dell’atmosfera

“Vivere in assenza di gravità - ha proseguito Nespoli - è stare in un luogo dove tutto diventa esperimento, anche la vita stessa. L’esercizio fisico serve a raccogliere dati utili: la mancanza di gravità ha effetti sul nostro corpo, sulla densità dello scheletro e anche sulla vista. L’occhio perde la sua forma sferica e la retina può spostarsi” Nell’arco di pochi minuti, si passa dall’alba al tramonto sulla Terra, di nazione in nazione, alla velocità di 8 km al secondo. “Durante la mia prima missione - ha affermato - ho scattato 27mila fotografie, poi l’ultima sono arrivato a 500mila”. Parlando di confini ha sottolineato che quello dell’atmosfera è il più importante di tutti, perché è ciò che ci permette di continuare a vivere. Ed è per questo che va tutelato e salvaguardato con grande attenzione.

Un convegno ricco di informazioni scientifiche

L’intervento di Nespoli ha chiuso il pomeriggio della giornata Ugis, che è iniziato con i saluti dell’assessore Adriana Fantini, assessore all’urbanistica del comune di Piacenza, di Silvestro Ramunno, presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna e di Roberto Reggi, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Giovanni Caprara, presidente UGIS ed editorialista scientifico del Corriere della Sera, ha coordinato il convegno e ha dato la parola agli altri ospiti della giornata: Carlo Barbante, direttore dell’Istituto di Scienze Polari del CNR e referente per l’Italia del Progetto Ice Memory, e Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS. I relatori hanno approfondito il tema “Salute, clima, spazio: etica per un mondo di notizie responsabili”.

Scritto nel ghiaccio

Carlo Barbante, nella sua relazione, ha fatto un viaggio a bordo in una formidabile macchina del tempo: il ghiaccio, una memoria del nostro pianeta. Ha descritto le ricerche fatte nell’ Antartide, a più di 3.000 metri di altitudine, a una distanza di oltre 1.200 chilometri dalla costa, dove le condizioni di sopravvivenza sono al limite della sopportazione e le temperature possono toccare i -60 °C. Con strumenti per estrarre dal suolo carote di ghiaccio e contenitori per i campioni, Barbante ha spiegato il lavoro della sua equipe per ritrovare la memoria del clima del passato, attraverso le informazioni intrappolate negli strati di ghiaccio accumulati nel tempo. Scavare nella calotta polare significa infatti scoprire non solo un archivio eccezionale dei fattori che hanno influenzato il clima del nostro pianeta - gas serra, cenere vulcanica, polveri sottili - ma anche trovare una guida preziosa per interpretare i fenomeni in atto e prepararci a quelli del futuro.

Quando i medici sbagliano

La medicina non ha da offrire verità assolute - ha sottolineato Giuseppe Remuzzi -: si nutre del confronto e trae forza dal dubbio. Da quando la pandemia è diventata protagonista delle nostre vite e del dibattito pubblico, assistiamo continuamente a discussioni, spesso dai toni molto accesi, in cui medici e scienziati esprimono pareri diversi o addirittura opposti su questioni di importanza vitale. Il rischio è non solo di far aumentare la confusione tra i cittadini, ma anche di far perdere fiducia nella scienza. Remuzzi ha ricostruito, nel suo intervento, con ordine le certezze fin qui acquisite sull’origine del virus e sui metodi per contrastarlo. Il relatore ha espresso una convinzione di fondo: la lezione che la pandemia ci sta lasciando è che la salute degli uomini è strettamente collegata a quella degli animali, delle piante, insomma del pianeta.    

Riccardo Tonna

Pubblicato il 27 novembre 2022

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